Giovedì, 10 Ottobre 2024
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Shakespeare in love torna a teatro, nella sua collocazione naturale

Recensione dello spettacolo Shakespeare in Love, in scena dal 24 ottobre 2018 al 18 novembre 2018 presso il Teatro Brancaccio di Roma.

 

Come tutte le storie impossibili, quella tra l’autore dell’amore dannato per antonomasia e una giovane donna moderna, tenace nella sua lotta contro le asperità della vita, non poteva essere da meno. In un rocambolesco e comico rovesciamento della realtà, i cui flebili colori sfumano con una facilità impressionate nel gioco della finzione teatrale, il giovane William Shakespeare si scopre vittima di quegli stessi equivoci ed imprevisti di cui solitamente nutre i propri personaggi. Mentre lentamente si animano sulle pagine ingiallite di qualche vecchia pergamena le vicende del bel Romeo e della sua dolce Giulietta, il loro autore succhia la geniale e poetica ispirazione dalla sua stessa vita, tanto da fare di quei due suoi amatissimi protagonisti una metafora della sua travagliata e appassionata esistenza. 

Colui che tanto ha scritto per il palcoscenico si ritrova, allora, calato nel ruolo principale di una commedia ironica e storica, che dietro spassosi scambi di identità e farseschi malintesi, riproduce anche un fedele ritratto della condizione del teatro in epoca elisabettiana e della considerazione cui erano al tempo asserviti i teatranti. Shakespeare pare muoversi nel suo ambiente naturale, quasi come una belva selvatica, infervorata dalla magia del teatro e della poesia, avanza con fierezza nel suo unico, possibile habitat, sotto gli occhi attoniti dello stesso pubblico per il quale i suoi versi furono dedicati. Marco De Gaudio soffia la vita in un personaggio pericoloso e difficile, che di vita, nelle sue opere, ne ha soffiata tanta, e riesce nell’ardua impresa con una tale grazie e naturalezza da riuscire a rendere umano colui che, secondo alcuni, pare non sia nemmeno esistito, tanta è stata la sua grandezza.

Nella sua valida interpretazione, De Gaudio rimarca con ancora maggiore potenza ed efficacia il ritorno della divina bellezza, della poesia sovraumana, tra la schiera degli esuli esseri terreni, che nella loro perpetua ricerca del fascino, scoprono l’incanto del teatro. Ben saldo nella parte, De Gaudio trasmette, dunque, impeti e pensieri, genio e sofferenze dell’autore inglese, man mano che si infittisce il filo del racconto, destreggiandosi con amabile scioltezza su uno scenario di un fasto ed di una sontuosità moderati, che non infastidiscono oltremisura la visione e che il restante cast contribuisce ad alleggerire, dissipando i sospetti di maniera in cambio di un fresco vitalismo. Eppure, malgrado queste meritate menzioni d’onore, rimane comunque una nota dolente, che fa di questo spettacolo un esperimento parzialmente riuscito. Ciò che sorprende, infatti, è una certa “pacatezza” della regia, curata da Giampiero Solari, che pecca di codardia nel non aver osato troppo pur di non sciupare l’antica gloria del film, da cui lo spettacolo è tratto, e la debolezza della protagonista, Lucia Lavia, che veste il suo personaggio di una solennità curiale, fuori misura, a tratti infastidente e comunque poco credibile, che la rende inadeguata e soprattutto la decontestualizza rispetto alla spontaneità che contraddistingue il suo compagno di scena. 

 

Giuditta Maselli

11 novembre 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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