Lunedì, 16 Settembre 2024
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Boomerang, l’altra faccia della verità

Recensione dello spettacolo Boomerang in scena al Sala Umberto dal 16 al 28 maggio 2017

Boomerang può sembrare una commedia banale oltre che retorica per chi è seduto sulle poltrone della Sala Umberto a mezz'ora dall'inizio dello spettacolo. Invece è solo il preambolo, perché ciò che sta per accadere verrà svelato soltanto fra un'altra mezz'ora.
Il patriarca di una buona famiglia è deceduto a causa di una emorragia cerebrale, così Francesca (Amanda Sandrelli), prima la sua badante e in seguito la moglie, telefona i figli Max (Giorgio Borghetti) e Luca (Simone Colombari) per informarli di quanto avvenuto pregandoli di accorrere subito nel loro casale in campagna. Insieme a Luca parte – di malavoglia – anche la moglie Claudia (Eleonora Ivone) che, proprio nel momento della chiamata sul cellulare dal marito, sta per andare in onda con un'intervista rivolta ad un importante ministro.

Giunti sul posto i due fratelli si dilungano in una lunga conversazione con la vedova sulle cause del decesso, mentre Claudia continua a parlare al cellulare col direttore del programma raccogliendo una marea di complimenti e benemeriti da parte di tutti i collaboratori riguardo l'ottima riuscita dell'intervista.
In verità, quella del funerale è solo una scusa per rinfacciarsi e rimembrare le umiliazioni e le coercizioni che Luca e Max subirono dal padre quando era in vita, dei momenti in cui li costringeva ad andare a caccia, a far prevalere i suoi desideri anche nelle scelte dei propri figli (non a caso Max e Luca sono due medici, uno chirurgo estetico l'altro odontoiatra). Ma la morte del patriarca non è solo l'occasione per portare a galla i ricordi amari, è anche il proscenio del matrimonio in frantumi di Claudia e Luca; la prima accusa il marito di essere un debole, un buono a nulla, lui invece le rimprovera di essere troppo pedante rinfacciandole di essere arrivata così in alto solo grazie al suocero. Francesca invece vien vista come la vedova sconsolata, ignorante e burina mentre a "salvarsi" sembra essere solo Max, single per scelta, ma poi neanche tanto. Il vero problema, di fondo, sono i soldi.
Mentre il padre di Max e Luca era un esperto nella gestione del denaro, invischiato con le persone che più contano nella società (ministri, prelati, avvocati), lo stesso non si può dire dei figli, i quali non hanno saputo far altro che accumulare debiti e sperperare le proprie ricchezze trovandosi così in bancarotta. Si piange quindi il morto non tanto per la morte in sé e per sé (e per quanto poi avesse un carattere difficile), quanto forse per quel che contava e rappresentava per tutti, persino per l' "innocente" Francesca.
Il testo di Angelo Longoni è una commedia che mette in luce gli aspetti più meschini, narcisistici e scorretti della società moderna. Nello scegliere di portare in scena gli stereotipi e il perbenismo di una famiglia borghese Longoni sotto sotto ne evidenzia i lati più ambigui, perversi, omertosi ed egocentrici. Sul palco si alternano quattro attori, quattro facce, quattro personaggi che indossano la stessa maschera appartenente all'uomo contemporaneo: l'ipocrisia. Il messaggio che vuol lanciare il regista sembra essere quello di mettere sull'attenti: colui che fa uso di questa maschera finirà per diventarne, comunque, una vittima (oltre che l'artefice). È come, appunto, un boomerang, un'arma da lancio usata dagli aborigeni per la caccia o in guerra e, come tutte le armi, pericolosissima perché una volta lanciato il boomerang torna indietro da chi lo ha scagliato.
Boomerang è dunque una commedia dai toni leggeri, ma anche un po' amara perché svela quanto di marcio e di corrotto si nasconde nelle radici della società.
Uno spettacolo che rende ancora più critica e profonda la riflessione dello spettatore se si considera il momento della messa in scena che, guarda caso, cade nella settimana del 25esimo anniversario dalla morte di Giovanni Falcone succeduta, solo due mesi più tardi, da quella di Paolo Borsellino.

 

Costanza Carla Iannacone
19 maggio 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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