Giovedì, 19 Settembre 2024
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Morte di Danton: un requiem per la rivoluzione

Recensione dello spettacolo Morte di Danton in scena al Teatro Argentina dal 16 al 23 maggio 2017

"Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E se guarderai a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te." Sono parole che Friedrich Nietzsche scriverà un secolo dopo i fatti della Rivoluzione Francese ma che, nonostante si riferiscano a tutt'altro, ritraggono perfettamente la spirale di cieca brutalità e livorosa ferocia rappresentata dal cosiddetto Terrore. Un crescendo di violenza che, non a caso, si placherà solo dopo aver inghiottito i più importanti protagonisti del moto rivoluzionario stesso.

Morte di Danton racconta tutto questo: frutto decisamente non acerbo di quel giovanissimo Georg Büchner morto a soli 24 anni, il dramma indaga i motivi che portarono Danton e Robespierre, un tempo alleati e salutati come salvatori della patria, a scontrarsi ferocemente sul suolo della Storia. Finendo entrambi, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, sotto la ghigliottina.

 

La messa in scena curata da Mario Martone è grandiosa, perfetta, impeccabile: non un ricciolo fuori posto, non una sbavatura negli infiniti cambi di ambientazione, non un'incertezza nella lunghissima serie di dialoghi. Considerando i 29 attori in scena e le 3 ore di durata, si tratta di un autentico miracolo. Giuseppe Battiston, grazie anche alla sua pesante fisicità, regala un'interpretazione di George Jaques Danton possente eppure fragile, splendidamente umana. Gli fa da contrappunto un ottimo Paolo Pierobon, che dà vita a un Maximilien de Robespierre incapace di distinguere tra dissenso e tradimento, roso dagli stessi dubbi che lo rendono implacabile, orientato da una grande fede nella religione che, però, non gli impedisce di atteggiarsi a dio delle virtù rivoluzionarie. Tra i due aleggia la mefistofelica presenza di Louis Antoine de Saint-Just che il giovane Fausto Cabra incarna intensamente, restituendone la lucida e alienata brama di sangue. Molto meno convincente appare Iaia Forte nei panni di Julie, moglie di Danton: la sua recitazione risulta vagamente manierata, sortendo un effetto stridente rispetto all'estrema naturalezza con cui si muove il resto del cast. Ben diversa, invece, l'impressione che suscita Irene Petris nei panni Lucile Desmoulins, moglie di Camille: voce calibrata e gestualità assolutamente consapevole, riesce a trasmettere efficacemente il dramma di chi viene suo malgrado scagliato dall'agiatezza della quotidianità familiare allo schiacciante scenario della Storia, spingendosi fino alle conclusive ed estreme conseguenze. Tra i tantissimi personaggi minori val la pena citare Maria Roveran: è lei la commovente prostituta che, dopo essersi denudata con grazia, in un momento delicatamente potente lava via da sé confessioni e riflessioni. Così come Camilla Nigro nel ruolo di una fedelissima di Danton: nonostante la brevità della parte, è chiamata a sottolineare diversi passaggi cruciali. Lo fa con tono sicuro, sguardi coinvolgenti e un notevole talento, che l'accompagna persino nei saluti finali.

Rimangono, invece, alcune perplessità circa la decisione di usare il dialetto napoletano per caratterizzare alcuni personaggi del popolo: un espediente poco riuscito perché non divide nettamente il ceto medio da quello più basso, risulta troppo teatrale ed è gratuitamente antitetico se paragonato all'inappuntabile ambientazione storica e geografica dello spettacolo.

Per finire, val la pena sottolineare quanto Morte di Danton rimanga un testo incredibilmente attuale, quasi un monito per tutti coloro che si occupano a vario titolo di politica: specialmente quei movimenti in aperto e diretto contrasto con l'ancien régime che, puntualmente, finiscono per incarnarne i vizi così ciecamente da percepirli come messianiche virtù rinnovatrici. Quest'opera di Georg Büchner oggi ci dice che per essere più realisti del re basta un attimo. Lo stesso lasso di tempo che occorre per perdere la testa.

 

Cristian Pandolfino
21 maggio 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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