Recensione dello spettacolo “Cyrano de Bergerac”, in scena al Teatro Eliseo dal 30 Ottobre al 25 Novembre 2018
Tutti amano Cyrano. L’eroe romantico, lo stoico amante, l’uomo incapace di compromessi, il guascone dalla spada veloce e dal verso sempre pronto: Cyrano non può non piacere. Per il Teatro Eliseo scelta opportuna quindi, quella di inaugurare una stagione celebrativa, quella del centenario, con le gesta del poeta spadaccino. L’occasione richiede l’abito buono. Nessuna sorpresa allora per gli amanti del teatro più tradizionale: ad attenderli una riproposizione fedele del testo di Edmond Rostand in una confezione di lusso. Beneficia infatti di un allestimento opulento questo “Cyrano de Bergerac”: scenografie imponenti, preziosi costumi e 24 attori in scena (9 dei quali allievi della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté).
Non necessariamente la dovizia di mezzi è garanzia di risultato, non sempre allo stupore si accompagna altra emozione. In questo caso però tutti gli artisti chiamati a realizzare lo spettacolo sfruttano al meglio le risorse a loro disposizione, dando sfoggio di quanto potente ed evocativo possa essere il lessico proprio di ogni mestiere del teatro. Dalla suggestione assolutamente straordinaria sono le scene create da Matteo Soltanto, assecondate ed enfatizzate dalle luci di Pietro Sperduti. Alberto Bellandi orchestra perfettamente i movimenti di scena, complessi in un palcoscenico così affollato. Luccicanti i costumi di Silvia Bisconti. Sotto la direzione di Nicoletta Robello Bracciforti la rappresentazione scorre fluida, senza periodi di stasi. La regista poi lascia la sua impronta creando, con il supporto di collaborazioni così valenti, quadri dall’impatto sicuramente facile ed immediato, ma comunque fortemente evocativi. Esemplare, per comprendere la cifra di questo “Cyrano”, la scena del bacio. Il celeberrimo monologo, archetipo del sentimentalismo più rosa, accompagna quasi defilato una composizione scenica di altissima spettacolarità, capace di lasciare a bocca aperta, ma anche, per fortuna, di allargare il cuore. Il cast è illustre e gli attori, ottimi professionisti, snocciolano impeccabilmente il loro mestiere.
Il contributo inatteso viene dalla imponente prova attoriale di Linda Gennari, che, grazie ad una personalità che le consente di dominare il palcoscenico, dona alla sua Rossana, oltre ad una sensibilità tipicamente femminile nella manifestazione del sentimento, un moderno spessore di donna esigente, determinata e risoluta, contrapposta ad un mondo dominato dai maschi e sovrastante rispetto ad essi. Non solo rispetto al molle Cristiano di Duilio Paciello, ma persino allo stesso protagonista.
La guasconeria di Luca Barbareschi risulta infatti poco incisiva, anche per una fisicità imponente, ma evidentemente non più supportata dalla dovuta prestanza. La proverbiale caratteristica di Cyrano appare invece più convincentemente rappresentata, quando ammantata da una malinconica dolenza, che sembra essere più nelle corde dell’attore, il quale, finalmente toccante, riesce ad ammaliare il pubblico nello struggente finale. Da menzionare infine la potente interpretazione di Thomas Trabacchi, perfetto villain.
Chi, recandosi al Teatro Eliseo, voleva inzuccherarsi con frasi romantiche ed apostrofi rosa ha potuto sognare ad occhi aperti, chi voleva commuoversi ha inevitabilmente dovuto estrarre il fazzoletto, chi cercava stupore e magnificenza è stato ampiamente compensato; ma anche chi voleva godere della sapienza nella pratica dei mestieri del teatro, ha saziato sensi e cervello. Applausi a scena aperta dal pubblico che riempiva la sala: anche questa volta Cyrano de Bergerac, infallibile, ha toccato.
Valter Chiappa
5 novembre 2018