Recensione dello spettacolo “Donne al Parlamento” in scena al Teatro Trastevere dal 16 al 21 ottobre 2018
“Dove voi vedete delle cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane.”
(Friedrich W. Nietzsche - Ecce Homo)
In “Donne al Parlamento-Ecclesiauze” di Aristofane le intime passioni utopistiche che animano i buoni propositi di quante si credono “angeli del focolare” cittadino, si scontrano con l’ imperfettibilità umana. Il sogno utopico della società ideale cede il passo a una deriva totalitaria poiché ogni tendenza soggettiva dei cittadini sarà sacrificata sull’altare del benessere collettivo.
Se le pulsioni animiche che ci rendono individui possono essere collettivizzate, può esserlo anche il corpo?
Da qui nasce la provocazione iperbolica e ironicamente dissacrante di Aristofane: Cosa c’è di più privato e soggettivo del sesso? Cosa accadrebbe se il corpo fosse considerato bene comune al pari degli altri beni? Ecco che il Potere acceca le menti delle riformatrici e la nuova sessualità diventa strumento di degradazione fisica e morale con cui il Potere controlla i giovani e se ne serve.
La commedia inizia con un gruppo di donne che, stanche della cattiva amministrazione pubblica, decidono di infiltrarsi in parlamento travestite da uomini allo scopo di sovvertire il governo e trasferire tutti i poteri dagli uomini alle donne. Prassagora capeggia il manipolo di “battagliere” e con le sue argomentazioni riesce ad ottenere dagli uomini i voti necessari all’ instaurarsi del governo delle donne. Questo nuovo governo, animato da propositi di giustizia, onestà e uguaglianza sociale nel rispetto dei più deboli, si traduce in una sorta di comunismo in cui proprietà privata e vincoli parentali non esistono più. Il decreto di legge più rivoluzionario, caposaldo della nuova politica, prevede la possibilità di giacere con chiunque si voglia a patto che prima si soddisfino le voglie dei più brutti e dei più vecchi. Le conseguenze del decreto non si fanno attendere con rammarico dei più giovani e belli costretti a dissipare la propria energia sessuale con i più vecchi nel miraggio di esaudire i propri desideri con l’ amante prescelto.
L’adattamento di De Liberato (già messo in scena nella stagione 2016-2017) resta fedele ad Aristofane per quel che riguarda il nucleo narrativo, ma tutto è reso moderno da dialoghi freschi e inflessioni dialettali che divertono il pubblico. Un tocco di classe è l’ espediente della torcia spenta: il fallimento dei buoni propositi è annunciato dalla torcia che le donne non riescono ad accendere durante il primo incontro, il “lume” che brilla e le protegge nell’intimo delle proprie case svanisce a contatto con la collettività, la loro ascesa al potere è accompagnata dal buio di una torcia spenta.
A sostituzione del coro greco, gli intermezzi musicali sono riuscitissimi e interpretati ottimamente dalla compagnia “Di necessità virtù” (Francesca Bellucci, Ludovica Di Donato, Luisa Belviso, Irene Vannelli, Alessio Esposito, Daniele Trombetti, Mario Russo), gli attori offrono al pubblico una recitazione disinvolta, spontanea e coinvolgente.
La scenografia è scarna, i costumi rimandano alle dimensioni interiori dei personaggi più che a un tempo e a uno spazio (le “battagliere” comuniste, il “first lady”, il sexy uomo del west, il circo ecc…). In questo senso le vicende diventano universali e senza tempo riportandoci al tema contemporaneo e sempre attuale dello scarto tra governo ideale e fallibilità umana, sogno privato e realtà collettiva. Chi ne fa le spese sono sempre i giovani.
Proprio nella misura in cui il testo mira ad una dimensione universale e contemporanea, l’ immagine delle donne offerta dal riadattamento è da intendersi in riferimento ad un femminile archetipico di irrazionalità, passione, leggerezza e accudimento che in quanto tale appartiene ad ogni essere umano, uomo o donna che sia. Eppure la consapevolezza che le donne, nonostante le tante conquiste, stiano accora combattendo in cerca di pari opportunità, in lotta per affrancarsi dal ruolo stereotipato di ingenui angeli del focolare, lascia un pizzico di amarezza.
La commedia diverte e fa riflettere. Aristofane riadattato riesce ancora oggi nel suo intento satirico.
Anna Valentina Pappacena
21 ottobre 2018
informazioni
“Donne al Parlamento” di Aristofane
Teatro Trastevere dal 16 al 21 ottobre 201
Traduzione e adattamento di Lorenzo e Valeria De Liberato
Regia: Lorenzo De Liberato
Con
Francesca Bellucci
Ludovica Di Donato
Luisa Belviso
Irene Vannelli
Alessio Esposito
Daniele Trombetti
Mario Russo
Arrangiamento Musicale: Tiziano Caputo
Costumi: Giuseppe D’Andrea
Disegno Luci: Matteo Ziglio
Foto: Riccardo Riande
Grafica: Federica Nanni