Recensione dello spettacolo Lo sguardo oltre il fango in scena al Teatro India il 15 ottobre 2018
È l’alba del 16 ottobre 1943, quando 1.259 persone, tra cui donne, uomini e bambini, sono costrette ad abbandonare le proprie case nel quartiere ebraico di Roma per iniziare un viaggio senza ritorno verso i campi di sterminio.
Settantacinque anni dopo, a un giorno dall’anniversario di questo terribile avvenimento storico, Lo sguardo oltre il fango, dramma musicale in due atti diretto da Giovanni Deanna, ricorda, attraverso gli occhi e le voci innocenti dei suoi giovani protagonisti, una pagina oscura della storia contemporanea. In uno spazio di eccezione, quello del Teatro India di Roma.
È proprio qui, nel cortile dell’ex fabbrica di sapone, che lo spettatore si ritrova a tu per tu con gli uomini della Gestapo e i giovani deportati. E con loro entra nella Sala A del teatro o forse in un campo di concentramento (?). Del resto, una volta dentro, la celebre frase Arbeit Macht Frei (Il Lavoro Rende Liberi) dà quasi l’impressione di aver oltrepassato il cancello di Aushwitz, mentre il resto della scenografia non lascia dubbi. Subito saltano all’occhio le recinzioni di filo spinato sullo sfondo, mentre il proscenio descrive l’interno di una sala da pranzo che scopriremo presto essere la nuova casa del giovane tedesco Peter Köller.
Peter (Gabriele Trucchi) è, insieme alla piccola Ziva Zelenskj, protagonista e voce narrante dello spettacolo. A lui, ragazzino “eletto”, è affidato il compito di scoprire la truce verità che si nasconde nel campo. A lui spetta farsi carico e pagare con la vita stessa le colpe del padre, il colonello Hans Köller braccio destro del Führer.
Ziva (Margherita Rebeggiani) è l’alter ego di Peter, colpevole solo di essere dalla parte sbagliata del filo. A lei, la ragazza numero 65738, spetta raccontare il dramma di un popolo che ha perso tutto, anche la dignità. A lei spetta spiegare che quella in cui vive non è una fattoria e quello che indossa non è un pigiama a righe.
Con loro, Peter e Ziva, ci si sposta da un ambiente all’altro, si conoscono il resto del cast, i giochi di potere e le assurde teorie del Mein Kampf, si chiariscono le dinamiche familiari, i valori e le fragilità di ogni personaggio. Con loro ci si confronta con la disumanità del Terzo Reich e con la sofferenza e il dolore delle sue vittime. Sulle note, suonate dal vivo, del violino di Monica Canfora.
Lo sguardo oltre il fango, frutto dell’ingegno di Simone Martino e Lorenzo Cioce e liberamente ispirato al libro Il bambino con il pigiama a righe, è molto più di un recital, è prima di tutto una scelta coraggiosa. Per aver raccontato un capitolo così doloroso e difficile della storia contemporanea in musica. Per esserci riuscito in un modo totalmente nuovo. Per aver scelto un momento storico particolare come questo per dimostrare come l’integrazione fra mondi diversi sia sempre possibile e come anche un muro apparentemente invalicabile (quel filo spinato elettrificato) si possa superare.
Oltre ai due giovani protagonisti, meritano una menzione speciale Michelangelo Nari (Gabriel Zelenskj, fratello di Ziva), Sharon Alessandri (Ilde Köller, sorella di Peter) e Stefania Fratepietro (nel ruolo di Ada Köller).
Concetta Prencipe
20 ottobre 2018