Recensione di Non si uccidono così anche i cavalli? dal 25 settembre al 14 ottobre 2018 al Teatro Sala Umberto
Romanzo scritto nel 1935 da Horace McCoy, l’enigmatico titolo Non si uccidono così anche i cavalli è noto però al grande pubblico soprattutto per la trasposizione cinematografica del 1969 con la regia di Sidney Pollack, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1970 e premiato con l'Oscar al miglior attore non protagonista a Gig Young.
Dopo il romanzo e la versione cinematografica, un tentativo di trasposizione teatrale arriva con l’adattamento e la regia di Giancarlo Fares. La trama è di una straordinaria attualità, nonostante rappresenti la società americana della Grande Depressione successiva al crollo della borsa di Wall Street del 1929. Ma nell’adattamento di Fares, del contesto storico originario si evince ben poco. La gara di ballo a cui partecipano le coppie in scena, potrebbe essere ambientata in qualsiasi posto del mondo occidentale tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta per le atmosfere, le musiche, le luci, i colori, i costumi. Il format dello show in cui sono calati è una primitiva forma di reality: 150 coppie prescelte devono ballare quasi ininterrottamente per 1000 ore, chi resisterà a “questa maratona della vita” sarà il vincitore di una cospicua somma in denaro.
Le coppie non hanno voce in scena, tranne nel caso di Gloria e la narrazione avviene attraverso la presentazione del gioco da parte del conduttore, padrone di casa disinvolto e controllore di tutti gli eventi in scena, egregiamente interpretato da Giuseppe Zeno. Ci ricorda continuamente le spietate regole del gioco e quanto tutto questo show sia esibizionismo puro dei sentimenti e della vita privata dei concorrenti, pasto quotidiano di un pubblico avido di spazzatura. Vediamo da vicino le 7 coppie rimaste in gioco, ognuna con la propria storia, i propri problemi, i propri tradimenti che emergono soprattutto nella seconda parte dello spettacolo. Uno dei concorrenti morirà stremato dalla fatica, un altro verrà arrestato e la concorrente incinta rimarrà da sola. Gloria è l’unica ad esprimere i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi sogni e sarà l’unica che si tirerà fuori dalla competizione conservando la sua autenticità, uscendo dallo spazio scenico e attraversando la platea.
Molto netta la separazione tra la prima e la seconda parte. Nel primo tempo è lo show business ad essere protagonista con la sua spietatezza, le sue regole, le sue imposizioni, cavalcando i sogni, le ambizioni e le aspirazioni dei partecipanti. Nel secondo tempo, i tempi si velocizzano e la competizione diventa sempre più spietata, trasformandosi in una metafora della vita in cui, chi non riesce a stare ai ritmi massacranti e alla velocità della società, è un perdente e viene eliminato. Solo Gloria, interpretata da Sara Valerio, respinge il messaggio inviato da questo sistema, diventando la vincitrice morale. Eccellente l’interpretazione di Giuseppe Zeno nelle vesti del conduttore burattinaio che riesce a trasmettere il cinismo e il dramma insito in quel sistema. Appare anche una certa rassegnazione ad accettare il suo ruolo di carnefice che accontenta le richieste del pubblico famelico. Talentuosi anche i ballerini, che sono stati coordinati dal coreografo Manuel Micheli. Si riconferma la bravura di Giancarlo Fares, la cui firma è evidente particolarmente in alcune scelte registiche che, ad esempio, hanno reso sfumate e delicate alcune scene intime tra le coppie. Le musiche originali eseguite dal gruppo dal vivo Piji Electroswing Project hanno accompagnato lo show con atmosfere swing e jazz manouche.
Mena Zarrelli
5 ottobre 2018
informazioni:
Traduzione Giorgio Mariuzzo, Adattamento Giancarlo Fares
Tratto dall’omonimo romanzo di Horace McCoy
con
GIUSEPPE ZENO e SARA VALERIO
e con
DONATO ALTOMARE BRIAN BOCCUNI ALBERTA CIPRIANI GIANCARLO COMMARE VITTORIA GALLI ALESSANDRO GRECO SALVATORE LANGELLA ELISA LOMBARDI MARIA LOMURNO MATTEO MILANI PIERFRANCESCO SCANNAVINO LUCINA SCARPOLINI VIVIANA SIMONE
con la partecipazione live del PIJI ELECTROSWING PROJECT
PIJI- voce, chitarra GIAN PIERO LO PICCOLO – clarinetto EGIDIO MARCHITELLLI - elettronica & chitarra FRANCESCO SAVERIO CAPO – basso ANDY BARTOLUCCI – batteria
Regia Giancarlo Fares
Coreografie Manuel Micheli
Canzoni originali di Piji
Scene Fabiana Di Marco
Costumi Francesca Grossi
Disegno Luci Anna Maria Baldini
Assistente alla Regia Claudia Fontanari
Direttore Tecnico Anna Maria Baldini
Datore Luci Aurelio Rizzuti
Fonico di sala Riccardo Caratelli
Fonico di palco Gabriele Boccacci
Macchinista Giuseppe Spagnuolo
Sarta di scena Francesca Grossi
Produzione O.T.I. – Officine del Teatro Italiano