Recensione dello spettacolo ESSE – SANTO SUBITO al teatro Carrozzerie Not dal 7 al 9 aprile 2016
Gli scritti di Werner Schwab sono foschi, spietati, inquietanti: amano, infatti, proiettare una luce poco rassicurante su quell’ordinata, pulita e istruita realtà borghese - dell’Austria dei suoi tempi come di qualsiasi civiltà occidentale dei nostri giorni – illuminandone gli aspetti più segreti, turpi, nascosti, di cui si preferisce tra persone “educate”.
Il Collettivo SCH, dopo il grande successo di FÄK FEK FIK - una variazione, a partire dal finale, dell’opera Le Presidentesse - torna nuovamente a indagare la poetica di Schwab, prendendo spunto da un altro dei Drammi Fecali: Sterminio. Nasce, così, ESSE – SANTO SUBITO: uno spettacolo scritto per essere completamente sulle spalle di un unico attore, il bravissimo Gabriele Falsetta, che si ritroverà a dover esplorare e incarnare tutto lo squallore condominiale, familiare ed esistenziale contenuto nel testo di partenza. A lui toccherà essere Herrmann, il desolante pittore storpio scosso da incubi e visioni su tela. Ma anche la di lui madre, l’inarrestabile e atroce Signora Verme, la cui stolida convinzione religiosa è superata solo dal disprezzo nutrito verso il figlio. Poi, dopo aver vagamente richiamato l’ombra dell’incesto che aleggia intorno al perbenismo familiare dei Kovacic, sarà la volta della Signora Cazzafuoco: disgustosa incarnazione di un’aristocrazia decaduta, tutta desiderio di potenza, comando e nazismo, nemmeno lei in grado di dare una risposta alla domanda sul “chi sono io” posta nel brevissimo – e poco riuscito – quadro finale.
ESSE – SANTO SUBITO è un momento di teatro sicuramente molto forte e suggestionante: l’interpretazione e la versalità di Gabriele Falsetta sono inevitabilmente sotto gli occhi di tutti, come del resto il suo fisico tagliato dalla luce o storpiato per copione a seconda delle necessità. La colonna sonora live di Samovar, che richiama ed evoca certe atmosfere cupe di quei Einstürzende Neubauten così tanto amati da Schwab, arricchisce e quasi arreda uno spazio altrimenti vuoto, non fosse per qualche disegno estemporaneo di Giovanna Cammisa.
“Dedicata a me stesso, l'autore, il macroscopico bugiardo” recitava l’intitolazione a sé che accompagnava Sterminio. E in questo senso il lavoro del Collettivo SCH è assolutamente impeccabile.
Cristian Pandolfino
10 aprile 2016