Recensione dello spettacolo Verità… e no al Teatro Elettra dal 7 al 10 aprile 2016
Una proposta di matrimonio dovrebbe rendere comunque felice chi la riceve. O, al limite, chi la fa. Nel caso di Simone (Maurizio Canforini) e Alessia (Alessia Tona), invece, nessuno dei due sembra particolarmente convinto: entrambi, piuttosto, fingono con l’altro gioia ed entusiasmo per paura di ferirne i sentimenti. Non resta loro che la valvola di sfogo del confidarsi con i rispettivi migliori amici, Giacomo (Gianpaolo Quarta) e Chiara (Simona Mazzanti), lamentando i difetti del partner o esprimendo dubbi e perplessità non solo verso la prospettiva delle nozze ma riguardo l’intero rapporto. È davvero il rispetto per l’amore dell’altro, però, a spingerli alla simulazione? O non sarà, piuttosto, l’angoscia suscitata dall’idea di rimettere tutto in discussione dopo anni in cui, bene o male, ci si è abituati alle pecche proprie e altrui trovando un giusto equilibrio tra voglia di evasione e paura della solitudine? E i due amici di sempre saranno in grado di dispensare consigli buoni, giusti, maturi e, soprattutto, disinteressati?
Verità… e no - scritto da Samuel Krapp e per la prima volta presentato in questa stesura voluta dall’autore - è un testo che indaga con ironia i conflitti interni ed esterni di chi sceglie di non essere sincero, innanzitutto con se stesso poi con tutti gli altri. In questo modo ognuno si può ingannare circa i propri sentimenti, le cose che desidera e quelle che non vuole più, estendendo questo difetto di fabbrica ad ogni tipo di rapporto: Simone mente ad Alessia, che finge con Simone per poi raggirare Chiara, che simula con Giacomo il quale tradisce la fiducia di Simone e via dicendo. Tutti i personaggi alimentano, così, un cerchio di menzogne che non si stringe mai completamente perché fatto di rapporti superficiali, per antonomasia liquidi e in grado di sfuggire alle maglie di quasi ogni responsabilità. Ci si potrà cambiare d’abito, trasferirsi all’estero o inventarsi il nome di un nuovo amante: non ci si potrà mai permettere il lusso di fermarsi davvero con qualcuno. Restando inevitabilmente da soli, non soltanto in due ma persino in gruppo.
Questa sensazione di perenne instabilità - emotiva e sentimentale - è ben resa dalle scelte registiche di Alessia Tona, in grado di tradurre con molta abilità la difficoltà di dialoghi sovrapposti e di continui salti temporali grazie a escamotage semplici e funzionali. Mostrando, così, di essere anche una saggia regista oltre che un’attrice attenta e versatile. Lo stesso può dirsi di Maurizio Canforini nel suo dare voce a un personaggio sicuramente sempliciotto ma scanzonato solo all’apparenza, stretto com’è tra i sensi di colpa e la tentazione di non crescere mai. Lasciano, invece, un po’ a desiderare le prove di Simona Mazzanti e Gianpaolo Quarta, non sempre precisi o in grado di reggere il ritmo di uno spettacolo altrimenti veloce, frizzante e sicuramente godibile. Il cui finale è aperto a diverse interpretazioni, anche involontarie: dipende da quanto si ha voglia di dirsi la verità.
Cristian Pandolfino
8 aprile 2016