Recensione dello spettacolo Sonòriter | Armònikem | Melòdikes | Rìtmiken | Formàtikon in scena al Teatro Studio Uno dal 31 marzo al 3 aprile 2016
Al teatro Studio Uno: Sonòriter | Armònikem | Melòdikes | Rìtmiken | Formàtikon, un titolo altisonante che, contemporaneamente, scivola come uno scioglilingua. Un titolo difficile da memorizzare, suddiviso in compartimenti ben specifici, didattici quasi, impostati. Parole che esibite prenderanno forme tutt’altro che precise, si accavalleranno, saranno un magma unico esplosivo e irriverente, scardineranno la rigidità delle strutture e non si può non pensare a quelle continue gabbie che costruiamo per le nostre idee.
Immaginazione. Questa la parola che va concretizzandosi durante l’esibizione e nel post spettacolo di Francesco Lineri. Parlare di suono, armonia, di linguaggi musicali in un’ottica diversa, nuova, sperimentale, caleidoscopica. “Avanguardista” è il termine che lo stesso lenieri adotta, senza presunzione, all’interno dello spettacolo. Solo su un palco prende vita il concertinspettacolo del giovane maestro, uno spettacolo che va riempiendosi, di suoni e di oggetti, così come la scenografia. Su di un palco dove troneggia un pianoforte, penzolano a mezz’aria varie grucce con sopra diversi indumenti. Man mano la scena si popola, di personaggi che prendono vita una volta che quei panni appesi vengono indossati, e strumenti vari misti a svariate cose partecipano alla creazione di una messa inscena senza storia e senza trama. Un megafono, una fisarmonica, una radio, dei fiammiferi, tamburi, un bidone della spazzatura, soldatini, una corona, dei gessi, uno specchio, un rossetto, scotch isolante nero, un paio di occhiali, un metronomo, un piccolo pianoforte.
Una scena che diventa caotica e un susseguirsi di sequenze che sembrano non avere alcuna connessione. Lo spettacolo trasborda di personaggi tenuti assieme da non si comprende bene cosa, il significato resta inafferrabile, ma il risultato è altamente piacevole. Tutto è caos, caos che non dispiace. Perché caotico è il mondo della comunicazione e un professore matto cerca di articolare un discorso logico in mezzo alle traiettorie importanti del suono. Si prova a decifrare il senso di suono e rumore, lasciando con una domanda sospesa e molta musica sotto. Ovviamente non si può spiegar meglio la musica se non con la musica stessa e fra note melodiche di un “Blue blue blue canarin” emergono arrangiamenti più elettronici. È evidente la conoscenza musicale di un Leineri sicuro che gioca con la musica e fra “un muto rassegnatosi all’impossibilità di parlare, un imperatore capriccioso caduto dal trono e un professore ingabbiato dalle sue stesse inutili congetture” si completa uno spettacolo un po’ concerto, un po’ performance, un po’ di tutto, che nel suo disordine frammentato, scomposto, arrovellato come un cubo di Rubik, inserisce vari tasselli nel programma della sperimentazione artistica, regalando a chi lo osserva, ascolta e sente, un’ora di sonoro, piacevole, ritmo interno.
Erika Cofone
5 aprile 2016