Recensione dello spettacolo Modigliani, in scena al teatro Quirino dal 8 al 20 marzo 2016
Angelo Longoni ci regala un bellissimo affresco della vita di uno dei pittori più tormentanti, ispirati, e consumati da quell’arte tanto amata, ma tanto difficile da sopportare: Amedeo Modigliani.
In questi giorni al teatro Quirino di Roma, Marco Bocci veste i panni del pittore di Livorno che a inizio secolo seguì la scia di artisti che, provenienti da tutto il mondo, decise di trasferirsi a Parigi per seguire e dar libero sfogo alla propria personale arte. Nei quartieri parigini di Montmartre e Montparnasse si snoda la storia di Modigliani, Modì per gli amici (suono così simile al francese maudit, ovvero maledetto) arrivato nella capitale francese per diventare uno scultore, trovare la via per seguire l’arte che sentiva di avere dentro, e che lì non poteva rimanere imprigionata.
Con grandi fatiche Modì riesce a trovare la sua via e lo farà anche grazie all’influenza delle donne che entreranno a far parte della sua vita. Bello, affascinante, sensuale e tormentato attira a sé l’attenzione femminile come fosse una calamita. Diverse furono le donne che condizionarono la sua vita, ma nella scelta di Longoni viene esplorato il rapporto solo con quattro di queste. La prima è Kiki (Giulia Carpaneto), la regina di Montparnasse, così veniva chiamata all’epoca. Musa ispiratrice di pittori e poeti, porterà il “principino” Modigliani a scoprire vizi e virtù della vita bohémien parigina. Sesso, droghe, assenzio e sregolatezza entreranno sempre più a far parte della vita del pittore italiano. Sarà però grazie alla relazione clandestina con la poetessa Anna Achmatova (Vera Dragone), a Parigi in viaggio di nozze, che Modì comincerà a capire la sua strada. Abbandonare la scultura per dedicarsi alla pittura, trovare il suo tratto e lasciare quello scalpello così poco adatto alle sue “raffinate” mani.
L’amore con Anna tormenterà Modì. Questa una volta partita lascerà il pittore in uno stato di sconforto che sarà placato solo in parte dalla nuova relazione con la cronista britannica Beatrix Hastings, un’energica Romina Mondello.
Ma di sola arte non si sopravvive, sarà grazie a Jeanne Hébuterne (Claudia Potenza) che poi diverrà sua moglie, che Modì troverà maggiore stabilità e la possibilità di far apprezzare la sua arte. Affidatosi al mercante d’arte Léopold Zborowski avrà l’occasione di esporre i suoi nudi in una personale alla Gallerie Berthe Weil. Quei quadri per il capo della polizia di Parigi furono uno scandalo, i peli pubici erano cosa difficile da accettare tanto che dopo poche ore la mostra venne fatta chiudere. Nonostante ciò il nome di Modigliani cominciò a girare e da li a poco i suoi quadri comprati. Diventato padre e riconosciuto come pittore, Modì rimane però ossessionato dalla sua arte, dall’alcol, dalle donne, le droghe, dalla sua pittura e da quella Parigi alla quale non riusciva ad allontanarsi.
Nel suo appartamento, con la moglie che lo stringe fra le braccia ed i fantasmi delle tre donne che stanno lì a guardarlo si spegne Modì, il cui ultimo pensiero è rivolto ai suoi quadri ed al pensiero che ora, dopo la sua imminente morte, Léopold Zborowski vorrà prenderli tutti per rivenderli al triplo. Pochi giorni dopo la sua morte Jeanne deciderà di suicidarsi gettandosi, incinta del secondogenito di Modigliani (cosa che nello spettacolo non viene fatta notare), dall’appartamento dei suoi genitori.
Uno spettacolo ben riuscito che indaga l’evoluzione artistica del pittore scovando nei rapporti con le donne che più hanno condizionato la sua vita. La scelta di Longoni è quella di dare uno scorcio non solo della vita di Modì ma anche di quella della Parigi dell’epoca. Il risultato viene ottenuto anche grazie ad un’ottima scelta scenografica. La scena è composta essenzialmente da due ambienti. Il primo è l’interno della stanza di Modigliani, al Bateau-Lavoir, una comune di artisti squattrinati di Montmartre dove si era sistemato. Non entriamo mai completamente in questo ambiente con gli occhi in quanto è coperto da una tenda, composta da centinaia di filamenti che permettono di proiettare immagini dei suoi dipinti e di far entrare ed uscire i personaggi da quella stanza. Al di fuori della stanza sulla tenda vengono invece proiettate le immagini dei luoghi dove Modigliani amava passare il suo tempo, da La Rotonde, ai giardini di Lussemburgo, passando per gli scorci di una Tour Eiffel innevata altamente suggestiva. Una buona trovata che ben coniuga innovazione e tradizione e che permette di godere delle creazioni di Modigliani con grande efficacia e suggestione.
In armonia con lo spettacolo anche le musiche curate da Ryuichi Sakamoto. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori.
La riflessione più apprezzata, ma che poi non viene approfondita, inerente l’arte di Modigliani è quella sugli occhi e sulla difficoltà che il pittore prova a dipingerli (difatti nei suoi quadri sono per lo più punti neri).
Uno spettacolo bello da vedere per scoprire uno dei pittori italiani più apprezzati al mondo.
Enrico Ferdinandi
19 marzo 2016