Recensione dello spettacolo Xanax in scena al teatro Kopò dal 3 al 6 marzo 2016
Siamo o no tutti un po’ sociopatici? Ognuno di noi nasconde nella borsa o nella tasca una pillola di Xanax da utilizzare, in pubblico, solo in caso di emergenza? In una società dove le relazioni diventano sempre più virtuali, dove il contatto ad un tratto ha iniziato a spaventarci, in cui la rapidità e la ripetizione dei gesti quotidiani è diventata una routine meccanica e ripetitiva, possiamo ancora sopravvivere in una situazione paradossale che ci costringe, per più di due giorni, in uno spazio ridotto, in un tempo congelato, con un perfetto estraneo?
Laura e Daniele si conoscono di vista, condivido solamente qualche corsa nell’ascensore del palazzo della casa editrice, in cui entrambi lavorano. Un venerdì s’attardano in ufficio e si ritrovano di nuovo insieme nell’ascensore. Che questa volta però, si blocca. La situazione paradossale e claustrofobica costringe i due a convivere in quattro metri quadrati fino al lunedì mattina. Senza telefoni (che non prendono) e senza familiari (che non li cercano). In una circostanza che ricorda vagamente quella dei reality show, i due protagonisti instaurano una relazione esasperata che passa dall’euforia alla disperazione in cui, inevitabilmente, cadono le barriere emotive e cessano di esistere i loro mondi reciproci. Escono con il passare dei minuti le psicosi, le paure, i ricordi, le gioie e le delusioni di ciascuno dei due personaggi interpretati da Valeria Alzari e Luca Losito. Nel microcosmo in cui sono costretti, esistono solo loro, le loro vite familiari in crisi, i loro bisogni fisiologici, le loro ansie e le loro pillole: Xanax, Prozac e Maalox da prendere in QUESTO caso di emergenza. Entrambi dipendenti da questi medicinali si riscoprono più simili di quanto potessero credere. Laura e Daniele si consolano e si disperano, si aiutano e si odiano, diventando pian piano, senza neanche accorgersene, intimi fino al punto di non poter più fare a meno l’uno dell’altra.
Uno spettacolo brillante che coinvolge la platea in un’escalation di risate, in cui lo spettatore è attento e partecipe come se si rivedesse nei panni dei protagonisti forzati in una situazione assurda, tuttavia non troppo distante dall’imprevisto che nella vita tutti, prima o poi, devono affrontare. Questa commedia cult di Angelo Longoni, è rielaborata dal regista Luca Losito in maniera frizzante e più tagliente che mai. Appare a tratti illuminante e fa trascorrere una piacevole serata al piccolo teatro Kopò, dove oltre ad essere offerti aperitivi e matite, si respira un’aria calda e familiare come quando in casa di amici, davanti ad un bicchiere di vino raccontiamo lo spiacevole inconveniente dell’ascensore bloccato.
Greta Giammarioli
7 marzo 2016