Recensione dello spettacolo Tutto Shakespeare in 90', in scena al teatro Vittoria di Roma dal 3 al 13 marzo 2016
Una domanda: si possono rappresentare tutte le opere del bardo in novanta minuti? Naturalmente no, è una provocazione comica quella che ormai vent’anni fa idearono Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield e riproposta in versione italiana in questi giorni al teatro della Vittoria di Roma dal trio Alessandro Benvenuti, Nino Formicola e Francesco Gabbrielli.
Un gioco in chiave comica, che risente della traduzione dalla lingua inglese, più adatta a freddure dai riferimenti colti, che ha ottenuto grandi successi a Londra per due decenni e che già da qualche anno gira per i teatri italiani (ricordiamo nelle prime rappresentazioni un grande Andrea Brambilla) grazie anche al lavoro di traslazione di Paolo Valerio. Sul palco troviamo tre attori che giocano, fra loro e con il pubblico, con un Nino Formicola che invade letteralmente la platea con incursioni inaspettate e spesso provocatorie, e che nel farlo provano a raccontare, a loro modo, l’opera di Shakespeare nel tempo di una partita di calcio, il tutto con fare canzonatorio ed allegro.
Essenzialmente sono quattro le opere che vengono maggiormente “rappresentate”. Un diverte Otello in versione rap, Romeo e Giulietta, il concentrato della scalata al potere nella guerra delle Rose (da Enrico IV a Riccardo III) raccontato a mo’ di telecronaca calcistica. Infine la compagnia gioca con Amleto e cerca di dare allo spettatore più versioni della pièce, da quella cortissima a quella fatta al contrario. In tal senso lo spettacolo è a metà fra un imprò ed un riassunto dei grandi classici stile Oblivion (per chi non li conoscesse: https://www.youtube.com/watch?v=c9CxZnsbY04 ).
La scenografia è rappresentata da una quinta dipinta che rappresenta il Globe Theatre dietro la quale gli attori sovente scompaiono per rapidi cambi d’abito. Numerosi gli oggetti di scena, parrucche, spade che permettono ai tre attori di creare nel giro di pochi secondi una miriade di personaggi e numerosi doppi sensi.
Nel complesso uno spettacolo senza pretese, che non toglie e non aggiunge nulla allo spettatore, nel senso che non fa scoprire, riflettere o pensare cose nuove, ma si limita a far sorridere, con battute a dire il vero già viste e riviste (il limite qui lo ribadiamo sta sicuramente nella differenza fra lo humor anglosassone e quello italico). Un buon modo tuttavia per passare una serata in allegria ricordando l’arte immensa del bardo nell’anniversario dei 400 anni dalla sua morte.
Enrico Ferdinandi
4 marzo 2016
informazioni:
con Nino Formicola e Alessandro Benvenuti
e Francesco Gabbrielli
da The Complete Works of William Shakespeare (abridged)
di Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield
regia Alessandro Benvenuti
adattamento Alessandro Benvenuti
ideazione e progetto Paolo Valerio
Regista Assistente e collaborazione all’adattamento Chiara Grazzini
Costumi ed oggetti a cura di Pamela Aicardi
Sartoria Chiara Defant
Disegno Fondale Francesca Pedrotti
Realizzato da Keiko Shiraishi
Colonna sonora di Antonio Di Pofi
Si ringrazia Fausto Vitaliano