Recensione dello spettacolo “Marchette in trincea” in scena al Teatro Brancaccio dal 23 febbraio al 1 aprile 2016
Sono trascorsi ben 14 anni da quando Greg scrisse quella che viene considerata una prima versione di questa commedia, messa in scena in quegli anni al Teatro Ambra Jovinelli di Roma: naturalmente si trattava di uno spettacolo dal nome diverso ma dalle idee simili a quello che fino al 1 aprile sarà in scena al Brancaccio. Il duo comico, infatti, ha rivisto e ripreso in mano il copione di questo originario spettacolo, rimaneggiandone il testo, arricchendolo di nuove idee e modellandolo in base a quelle che erano le loro più recenti esperienze teatrali.
Tali presupposti, insieme a quella verve comica che li contraddistingue da sempre, hanno dato vita a “Marchette in Trincea”: qui Lillo e Greg presentano uno spettacolo dalla trama particolarmente attuale, che lo spettatore apprezzerà per le battute sagaci, l’ironia demenziale e le mille dissacrazioni cui assiste nel racconto della caduta e ascesa di una compagnia teatrale a dir poco surreale.
E’ proprio dal destino di una modesta compagnia teatrale che lo spettacolo muove i suoi passi: si assiste alla caduta in disgrazia di un gruppo di attori, improvvisati e semi professionisti, che speravano di ottenere il successo dalla messinscena di un testo troppo antico nel linguaggio quanto nell’argomento, ovvero la Seconda Guerra Mondiale. Chi ha voglia di assistere all’ennesimo racconto sulla guerra in cui gli attori si esprimono come nel ‘600? È questa la protesta di uno dei due fondatori della compagnia costretto ad assistere inerme al pignoramento di tutto ciò che gli appartiene tra costumi, luci, scene ed effetti speciali. Fortuna vuole, però, che a salvare questi attoruncoli sia un imprenditore tedesco che, in cambio del suo aiuto, pretenderà di inserire all’interno dello spettacolo degli sketch pubblicitari sui suoi prodotti: surreale sarà la conseguenza di questa evoluzione involutiva che renderà il testo talmente atipico e la trama della tragedia talmente off topic da riscuotere un successo incredibile. Proprio gli sketches pubblicitari creeranno uno strano entusiasmo nel pubblico e nella critica, attenta a leggere tali intromissioni come una feroce satira di costume. A cambiare ulteriormente il destino della compagia proprio nel momento di ascesa più grande, però, sarà uno strano consulente finanziario che, alla fine, porterà tutti a ballare sulle note di Gloria Gaynor.
Lillo e Greg giocando con questa loro passione del meta teatro, hanno saputo dar vita a una commedia esilarante, che lascia il pubblico con le lacrime agli occhi per le risate causate dall’assurdità di alcune situazioni che si vedono sul palco. Se, quindi, è impossibile non ridere, è anche impossibile non cogliere, nel corso della narrazione, le palesi allusioni lanciate dal duo sull’attuale situazione dell’Italia. Partendo dalla denuncia delle dinamiche che muovono il mondo dello spettacolo, l’umorismo dissacrante di Lillo e Greg pone l’accento da una parte sulle rivalità tra attori, sulla bramosia di successo e di denaro, sui falsi idoli, e sull’ipocrisia che sempre impera in tale ambiente, e dall’altra strizza l’occhio alle attuali vicissitudini economiche dell’Unione Europea, introducendo la figura dell’imprenditore di successo di nazionalità tedesca pronto a dare una mano a una compagnia italiana in difficoltà.
Con Lillo e Greg qualsiasi testo ha sempre lo scopo di rimanere un’operazione comica che intrattiene piacevolmente il pubblico e facendolo ridere di gusto e non solo: con “Marchette in Trincea” dietro la risata, per altro sempre assicurata, si nasconde una riflessione profonda sulle vicende della vita, che spesso fa deragliare un uomo rispetto ai suoi progetti originali.
Diana Della Mura
28 febbraio 2016