Venerdì, 01 Novembre 2024
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Omaggio ai 200 anni del Barbiere di Siviglia di Rossini al Teatro dell’Opera: E’ Rivoluzione?

Recensione de Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in scena al teatro dell'Opera di Roma dal 10 al 21 febbraio 2016

 

Rivoluzione. Con questa semplice, ma esplosiva, parola si può racchiudere l’essenza de Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in scena in questi giorni al Teatro dell’Opera di Roma in omaggio ai duecento anni dalla prima messa in scena. Da quel lontano 20 febbraio 1816, quando debuttò al teatro Argentina, ad oggi ci troviamo davanti ad un Barbiere di Siviglia, Direttore d’orchestra Donato Renzetti e con regia, scene e luci di Davide Livermore, che si configura fin da subito come esperimento volto a racchiudere l’eredita e le possibilità future dell’opera buffa più rappresentativa dell’Italia operistica e del genio musicale di Rossini.

La scena si apre con una proiezione video e un topo (radiocomandato) che passa davanti al palco con occhi quasi spiritati. Questo cade in un labirinto dal quale emergono le figure di grandi monarchi e dittatori (con tanto di Benito Mussolini volto a testa in giù) che vengono uno ad uno decapitati. Scelta questa poco apprezzata dalla critica, che non ha accolto di buon grado il render politica l’opera di Rossini, ma che se esaminata con maggior cognizione di causa, basti pensare ai riferimenti storici legati all’autore dell’opera Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (anch’egli infine decapitato) e all’ultima vittima della lama di Figaro allora le cose cambiano. L’idea di Livermore sembra difatti esser stata quella di mostrare come grazie all’arte ed alla cultura i poteri forti e tirannici possano esser distrutti e non a caso è la televisione l’ultima a figurare. Dopo Gheddafi, Luigi XVI, Saddam Hussein, Hitler e Mussolini anche la televisione compare, padrona e tiranno di milioni di tele-dipendenti poco pensanti.

I costumi e la scenografia sono in continuo mutamento e ripercorrono i due secoli dell’opera di Rossini, dal 1816 passando per fine ‘800 per poi approdare, nel primo quadro del secondo atto agli anni venti e poi agli anni ’80 del passato secolo, per infine concludere con i nostri giorni, il 2016. L’ultima parte dello spettacolo difatti, quella del matrimonio fra il Conte d’Almaviva e Rosina ha forti toni pop, con un conte, superba l’interpretazione di Edgardo Rocha, che microfono in mano e cameramen pronti a riprenderlo sembra ricordare Freddy Mercury e una Rosina che in vestaia e pantofole rimane completamente assorbita a guardare la tv sul divano. Un divano che costa (l’etichetta è ben visibile) 999 rate da 999,99 euro ed un televisore che invece decreta una condizione comune ai più: rate a vita. Questa forse è la più grande rivoluzione di questo Barbiere di Siviglia, ovvero l’esser riuscito nel compito affatto facile, di saldare duecento anni di storia e cercare, nel farlo, di trovare anche possibilità per attualizzare e sviluppare ulteriormente l’opera. 

Se da una parte condividiamo l’idea, espressa da alcuni critici presenti in sala, di una eccessiva confusione sul palco, con troppi richiami simultanei per un occhio che più volte non sa bene dove posare il suo sguardo, dall’altra elogiamo lo spirito innovatore nell’allestimento. Le proiezioni video legate ad un abile ricostruzione della casa del Dottor Bartolo rendono la scena incredibilmente tridimensionale con un flusso di movimenti su più piani che ha reso godibile anche le arie più lente. Lodevole anche l’uso che è stato fatto delle luci, non solo i colori sono sempre in sintonia con il periodo storico di riferimento ma riescono a rompere le distanze con la platea. In occasione della scena in cui Figaro spiega al Conte D’Almaviva dove sia ubicato il suo negozio  le luci invadono la platea rompendo la quarta parete.

Bravissimo Simone Del Salvio nella parte di Don Bartolo così come Florian Sempey in quella di Figaro. Encomio per Chiara Amarù, che nonostante un grave problema muscolare ha reso una buona interpretazione di Rosina, nonostante sia stata tremendamente abbruttita per scelte di regia. 

Decisa la direzione di Donato Renzetti di certo a lui il compito più arduo, quello di non perdere il contatto con un palco in continuo divenire di scene ed atmosfere; compito che è stato superato egregiamente. 

Spirito innovatore per un omaggio ben riuscito. Se la nostra idea di Rivoluzione fa spesso rima con cambiamento basti pensare che in astronomia un moto rivoluzionario è il movimento che un pianeta compie attorno a un centro di massa. Sì parte da un punto, si compie un viaggio immenso per poi tornare alla partenza, cambiati e pronti a ripartire. Così vogliamo ricordare la rivoluzione di questo Barbiere di Siviglia.

 

Enrico Ferdinandi

 

19 febbraio 2016

 

 

Informazioni

 

spettacolo visto il 18 febbraio 2016

 

 

Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2015/2016
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Opera buffa in due atti su libretto di Cesare Sterbini dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.

Musica di Gioachino Rossini 

ROSINA Chiara Amarù

CONTE D'ALMAVIVA Edgardo Rocha 

FIGARO Florian Sempey

DON BASILIO Mikhail Korobeinikov

DON BARTOLO Simone Del Savio

FIORELLO Vincenzo Nizzardo

BERTA Eleonora de la Peña

AMBROGIO Sax Nicosia

UN UFFICIALE Fabio Tinalli

Orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma

Direttore Donato Renzetti

Maestro del coro Roberto Gabbiani 

Fortepiano Marco Forgione
Regia scene e luci Davide Livermore
Costumi Gianluca Falaschi
Video D-WOK  – Effetti magici Alexander
Nuovo allestimento

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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