Martedì, 26 Novembre 2024
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Due ore di risate… Ce lo chiede l’Europa!

#Recensione dello spettacolo Ce lo chiede l’Europa! in scena al Teatro Sette dal 9 al 21 febbraio 2016

 Un sistema bancario che fa flop, pressione fiscale alle stelle, la disoccupazione che cresce, e ancora no ai muri di frontiera nei confronti degli immigrati, sì all’integrazione coi Paesi del Vecchio Continente… Tutto questo (e molto altro) ci chiede l’Europa. 

 

Ma poi, che cos’è quest’Unione Europea? L’unione di tanti Stati e quindi, a sua volta, unione di tanti popoli. Ma se non riusciamo noi italiani ad essere un popolo, se non riusciamo a trovare una nostra identità, come possiamo “fare” popolo con altri Stati membri? È da questo concetto che prende il via la commedia esilarante di Fabio Avaro, Luca Sgamas e Vanina Marini, per la regia di quest’ultima.
Immaginate di partecipare ad un bando della Comunità Europea che vi farebbe ottenere un cospicuo finanziamento. A provarci sono Gianni (Fabio Avaro) un attore squattrinato e sconosciuto che lavora come barista nel foyer di un teatro, tre musicisti di una band che sbarca il lunario facendo serate qua e là per locali (Luca Sgamas, Fabrizio Sartini, Emiliano Giuliano) e una giovane e promettente regista di teatro (Vanina Marini). Cosa ci fanno questi cinque soggetti insieme? Semplice, Katia (Vanina Marini) è intenta ad allestire uno spettacolo col Maestro Albertazzi e un’orchestra di fama internazionale composta da 46 elementi da presentare alla Commissione di Bruxelles per ottenere il finanziamento ma, all’ultimo momento, il Maestro diserta a causa di un impegno sul set cinematografico di Paolo Sorrentino. Manca un’ora all’inizio dello spettacolo e Katia deve trovare una soluzione al problema. Ed ecco la geniale idea di Gianni e la banda dell’Uku: sostituirsi al Maestro e all’orchestra improvvisando uno spettacolo vincente. Katia non è pienamente concorde ma non ha altra scelta, l’unico dubbio che l’assale è: riusciranno tutti a rispettare le rigide richieste del bando?
Gianni è un antieuropeista, non sarà facile convincerlo a prestarsi al gioco di squadra, ed è con l’inganno che, dapprincipio (svelando l’arcano solo in seguito), Katia e la banda dell’Uku lo convincono ad aiutarla. Difatti, la prima parte dello spettacolo ha più una connotazione politica, Gianni esprime tutti i suoi rancori, i suoi dubbi, il suo pessimismo nei confronti della politica europea e di tutto quello che in questi quattordici anni l’Europa ci ha “costretto a subire” per adattarci alle normative comunitarie, prima tra tutte la questione monetaria dell’euro. In un primo momento quindi lo spettacolo stenta a decollare, nonostante la bravura dei tre musicisti che per tutta la durata della rappresentazione accompagnano le battute di Fabio Avaro e la sua verve artistica e comica, mentre nella seconda parte il registro diventa più coinvolgente, più esilarante, più emotivamente spassoso, il pubblico reagisce in maniera più attiva, con più interesse, con più voglia di divertirsi e intento ad assistere cosa accadrà nel successivo sketch. Ad esempio, di una comicità strepitosa è stare ad ascoltare la disputa delle partite di calcio tra Germania, Francia, Grecia, Italia, Spagna e Inghilterra e gli atipici giocatori in campo: abbiamo Picasso intento a dare una “pennellata” al gioco, Charles Darwin con la sua teoria “sull’evoluzione della partita”, Sigmund Freud che cerca di capire “lo stato inconscio” degli avversari, il coach tecnico Bonaparte spodestato da Robespierre, e così via. Non mancherà poi la telefonata di Antonio Meucci con l’operatore della wind e tutta la disquisizione sull’uso degli antibiotici e sulla medicina moderna.
Insomma una serata densa di incontri e scontri, d’altronde, che cos’è la vita se non l’arte dell’incontro? E poi, diciamocela tutta, anche questo… ce lo chiede l’Europa!

 

Costanza Carla Iannacone

20 febbraio 2016






 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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