Recensione dello spettacolo Calapranzi, in scena al teatro Studio Uno dal 11 al 14 febbraio 2016
Eccentrico, inaccettabile, incomprensibile e che non aveva nulla da dire: così, Harold Pinter veniva presentato dalla critica letteraria del tempo, impegnata e dedita a stroncare ogni sua opera. Ad oggi è forse uno degli autori più rappresentati al mondo: «Adesso - tendeva sottolineare con un evidente pizzico di sarcasmo - sono diventato comprensibile, accettabile, eppure le mie commedie sono sempre le stesse di allora. Non ho cambiato una sola battuta!».
Da qui, da questa parabola ascendente che l'ha portato ad essere uno dei maggiori autori teatrali contemporanei, nasce la commedia "Il Calapranzi", sagace e puntuale elogio della sfiancante attesa, messo in scena dai talentuosi giovani attori Sergio Brenna e Giuseppe Mortelliti ed ospitato dal Teatro Studio Uno, vero e proprio regno della sperimentazione attuale e ambiente ideale per far rivivere tutta la grandezza dell'autore londinese.
"Young angry men, are back" sembra urlare lo spettacolo che ripropone, su un palcoscenico reinventato misero e scarno sottoscala, quei giovani arrabbiati dei primi anni '60 che cambiarono improvvisamente tutto il teatro inglese ed europeo. Riprendendo il classico linguaggio di Pinter, quotidiano e così spontaneo quanto tagliente ed umoristico, i due giovani attingono a piene mani dalla poetica dell'attesa, incarnandola, però in uno stile più moderno ed attuale: i tipici abiti pinteriani (completo blu, cravatta, cappello) infatti, vengono abbandonati per dare spazio ad un più semplice e usuale abbigliamento urbano, mentre rimane, ovviamente, l'ambientazione e l'ambigua professione dei due protagonisti, i bizzarri e originali killer Ben e Gus alle prese, loro malgrado, con la reinterpretazione di tutta una tradizione che va da Ionesco a Beckett, passando per Pirandello e Kafka (sublimandosi quasi come naturale sbocco, in Pinter) e che si identifica nel classico "aspettando qualcosa.
Chiusi in luogo angusto e non bene identificato, i due consumano un'infinita attesa che per prima logora loro stessi, costantemente aspettando informazioni che tardano ad arrivare. La vittima? Il bersaglio da eliminare, scelto da più alti poteri, resta ignoto ai sicari che gettati ed invischiati in un umorismo sferzante, si muovono all'interno di un clima straniato dove l'incomprensibile e l'assurdo è di casa e dove si alternano dialoghi piatti, banali ed apparentemente senza senso con discussioni animate condite da litigi irrazionali, vere e proprie micce troppo facili da accendere come paglia con il fuoco: i due giungono più volte alle mani e agli insulti, per poi ristabilire una calma apparente.
Così, in una continua successione di sbalzi di umore, dovuta all’estenuante evolversi dei fatti, nascono i primi dubbi circa la situazione: l'attesa, infatti, resa ancora più lunga e insopportabile da un misterioso "calapranzi" che si palesa improvvisamente ed inesorabilmente alle spalle dei protagonisti e che porta con sé una serie di comande dettate più dalla stocastica che da un razionale filo logico, contribuisce a far si che la tensione continui a salire.
Si infittiscono le domande seguite da risposte sempre più approssimative ed insoddisfacenti che non svelano mistero alcuno, sino a far culminare la storia in un finale così illogico da sembrare logico e sensato: nell'ottica dello sfibrante trionfo dell'attesa, attraverso la banalità del quotidiano, Il Calapranzi, come l’intera opera drammaturgica di Pinter, dà vita a situazioni dove l’apparente calma e mitezza dei personaggi nasconde un' irrequieta oppressione dell’animo e della psiche. Tutte le ansie, le paure e l'incomunicabilità di esprimerle racchiuse nella sfera sensoriale, sociale ed emotiva degli esseri umani vengono calate e rappresentate all'interno di una dimensione rarefatta e quasi irreale, in quel perfetto mix di comicità e dramma che altro non fa che strappare il velo su una società che mostra il ghigno della violenza, celata sotto le mentite spoglie di una meschinità dai tenui colori.
Federico Cirillo
15 febbraio 2016