Recensione dello spettacolo La bisbetica domata in scena al Teatro Delle Muse dal 4 al 23 febbraio 2016
Sembra difficile oggi immaginare come potevano essere attori e spettacoli teatrali sul finire del 1500 in Inghilterra: a quei tempi andavano di moda e piacevano molto i testi di un tale Shakespeare, poeta, attore e commediografo inglese, che girava la Gran Bretagna insieme alla compagnia del duca di Pembroke. A rendere omaggio all’artista di Stratford On Avon nel 400° anniversario della sua morte, è la Compagnia dei Bardi che, in onore al “Bardo” per eccellenza, mette in scena una delle commedie più note al pubblico “La bisbetica domata”.
Terzo e ultimo spettacolo di una trilogia iniziata nel 2014, la compagnia diretta da Mimmo Strati prende il testo originale e lo fa proprio, al punto da trarne spunto e iniziare lo spettacolo con quel prologo che pochi conoscono. Non tutti sanno, infatti, che il testo originale si apre con una burla ai danni di un certo Christopher Sly, che viene raccolto da un nobile mentre giace ubriaco in mezzo a una strada. Il nobile lo porta in casa sua e gli fa credere di essere nobile a sua volta e che tutti i ricordi precedenti siano legati a una malattia psichica: lo stesso accade sul palco del Teatro Delle Muse, dove la compagnia di artisti in cui lavora Shakespeare raccoglie Christopher Sly facendogli credere di essere il più bravo degli attori e facendolo partecipare alla messinscena di “La bisbetica”. Questo artificio rende lo spettacolo ancora più coinvolgente e interessante e decisamente accattivante: Sly diventa subito oggetto di scherno da parte degli attori, che sembrano averlo completamente in balia della loro rappresentazione, finché non sarà lui stesso a ribaltare la situazione a proprio favore entrando talmente nella parte da portare tutti gli altri a temerne le reazioni.
La storia che lo spettatore segue sul palco è quella della ben nota commedia, ma non solo. La Compagnia dei Bardi riesce a calare il pubblico del 2016 all’interno di una rappresentazione del 1594, secolo in cui la legge bandiva le donne dal palcoscenico per cui a esibirsi anche in ruoli femminili erano solamente attori maschi: forse per questo non era strano che alcune donne, attirate dalla magia di quel mondo, sognassero di unirsi a una compagnia teatrale e girovagare con loro. La nostra rappresentazione quindi, si evolve tra donne vestite da uomini, uomini vestiti da donne, ubriaconi divertiti dalla vita di attori, equivoci, scherzi e genuine risate, e prende una forma nuova tanto da terminare in modo diverso da quello inizialmente concepito da Shakespeare e da cui l’autore si rivelerà talmente divertito da decidere di apportare al testo le dovute modifiche e intitolarlo “La bisbetica domata”.
Il pregio del lavoro della Compagnia dei Bardi è proprio quello di aver indovinato la forma da dare allo spettacolo mettendo in scena quello originario in cui recitò lo stesso commediografo, testimoniando in questo modo al pubblico in platea come fosse sempre in divenire la scrittura e la stessa messinscena teatrale più di 400 anni fa. Lo spettatore riesce a gustarsi, deliziandosene, una rappresentazione vivace, allegra, mai noiosa, stuzzicante, moderna ed evocativa di quel tempo ormai passato. Il testo shakespeariano è stato, dunque, reso nuovamente originale, gustoso e stimolante compiendo una scelta sicuramente non facile e azzardata, ma che lo spettatore ha dimostra di apprezzare.
Diana Della Mura
15 febbraio 2016