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Tutto per Lola. Il coraggio di tutti i giorni

Recensione dello spettacolo Tutto per Lola in scena al Teatro Roma dal 9 al 28 febbraio 2016

Nella vita di tutti i giorni bisogna avere il coraggio delle proprie azioni. Il dogma “Meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora” sarà stato pure antifascista ma, almeno per una volta, ci fa apprezzare la tanto discussa figura storica di Mussolini. Lui, se non altro (nel bene o nel male a seconda dei punti di vista), ha sempre avuto il coraggio di attuare le proprie decisioni, anche se queste erano avventate.

È quello che accade alle quattro protagoniste dello spettacolo Tutto per Lola, una storia che possiamo definire di coraggio, di amore, di comicità e drammaticità.
Ester (Caterina Costantini), Livia (Lorenza Guerrieri), Carla (Lucia Ricalzone) e Luisa (Monica Guazzini) sono delle ex prostitute che vivono in un villino alle porte della città per farsi compagnia. Dalle finestre che affacciano sul giardino da diverse sere notano un pappone che costringe una quindicenne a prostituirsi. La ragazzina è Lola, una nigeriana, il cui dramma viene preso molto a cuore dalle quattro anziane, così tanto a cuore che le quattro protagoniste si ritrovano ad essere coinvolte in un delitto e indagate per omicidio dal Commissario della Polizia (Geremia Longobardo).
Analizzandola nel profondo, la vicenda di per sé è caratterizzata dalla drammaticità del tema dello sfruttamento e della prostituzione, ma il merito di Roberta Skerl – e delle quattro bravissime attrici – è di saper rendere questa storia una commedia molto divertente e, al contempo, leggera e frizzante. Le battute che si susseguono, l’espressività esilarante dei volti delle protagoniste fanno dimenticare allo spettatore la tragedia che si è appena consumata (la prima scena si apre con l’arrivo di una pattuglia della polizia nel villino di Via Como, 7), senza contare che tutto fa presagire che un’altra si sta per compiere (l’arrivo di altri papponi che tentano di scoprire che fine abbia fatto l’altro). Ester, Livia, Carla e Luisa sono in pericolo perenne, ma alle donne questo non sembra interessare più di tanto, forse perché nelle loro vite passate ci sono già passate in mezzo ai pericoli, li hanno vissuti sulla loro pelle, sono entrate a far parte delle loro emozioni, c’è chi ci è nata e ci ha convissuto sin da piccola, ed è per questo che, quando si tratta di aiutare Lola agiscono in maniera quasi naturale spinte solo dai dettami del cuore.
È una storia quindi dolce e triste, anche se in sala la tristezza non ha posto a sedere; dall’inizio alla fine si ride e si scherza, si fa ironia e ci si lascia coinvolgere dal gioco di squadra e dai dialoghi, a volte scurrili è vero, ma quel tanto che basta per alleviare il tono melodrammatico della rappresentazione.
Chi segue questo spettacolo, insomma, non troverà nulla di così tragico o scandaloso, soprattutto se si pensa che il vero scandalo è dato proprio nel lasciare agire a mano libera, e senza alcun controllo, questi speculatori del mercato del sesso e dello sfruttamento. La vergona non nasce dall’essere nudi, nel fare certe cose o nel mostrare le pudenda, ma nel sentirsi spogliati dei propri diritti e di sentirsi privati delle garanzie e della difesa dalle istituzioni che, una volta tanto, farebbero meglio a prendere coraggio e coscienza delle proprie azioni e decisioni, per il bene di tutti.

 

Costanza Carla Iannacone

15 febbraio 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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