Recensione dello spettacolo L’amico di Fred, in scena al teatro Capocroce di Frascati il 30 gennaio 2016
"Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, ed io tornerò ad essere solo Ferdinando Buscaglione”
(Fred Buscaglione in un intervista a La Stampa, rilasciata tre settimane prima della sua morte)
Una storia fantastica. Con queste parole Pierpaolo Palladino descrive il suo “L’amico di Fred”. Certo, non è facile rendere sul palco, in poco più di un’ora poi, la vita di uno dei cantautori che ha fatto la storia dello Swing.
Ma la trovata, quella dell’indagare fra i fantasmi del genio di Ferdinando Buscaglione, in arte Fred, risulta più che piacevole. Merito anche dell’eccellente interpretazione dei due attori presenti sul palco. Guido Ruffa, diavolo che tenterà di corrompere il suo spirito. Diavolo che rappresenta il lato oscuro di un Fred che non ha ben chiaro cosa voglia veramente dalla vita. Amore? Soldi? No, a lui sembra interessare solo il successo, a tal punto da esser disposto a vendere la sua anima. Ma in fondo cos è il successo?
Questa è la vera domanda, quella che più volte nel corso della messa in scena Fred, interpretato da Andrea Murchio che cura anche la regia dello spettacolo, si pone mentre guarda spegnersi una sigaretta fra le mani. Il successo è come quel fumo, è come le promesse di quel diavolo che gli ha permesso di tirar fuori quella musica che tanto ama e che tanto, paradossalmente odia perché sembra non avere una persona speciale alla quale poterla donare. Come ogni mito che si rispetti anche Fred è destinato all’immortalità, con un abile stratagemma l’incidente automobilistico, che lo vide morire a soli 38 anni a Roma, gli viene evitato, quel diavolo che voleva corrompere il suo animo si fa suo angelo custode e si sostituisce alla guida. Un lieto fine di una storia fantastica che trova nella realtà la metafora di un’artista che con la sua musica non ha di certo smesso di vivere quella notte, quando la sua Ford Thunderbird color lilla si scontrò contro un camion.
Sul palco la scena è divisa in tre sezioni. Un pianoforte al centro, cuore dello spettacolo così come di Fred Buscaglione. Un tavolo sulla sinistra con sopra i vizi simbolo dell'epoca, alcol e gioco d’azzardo. Infine sulla destra un’asta con microfono per dar libero sfogo a tutta la vita che l’artista voleva cantare al mondo.
Un plauso ad Andrea Murchio per le ottime interpretazioni che ha saputo rendere di alcune delle più belle e famose canzoni di Fred, come “Guarda che Luna” o “Non partir”.
Alla fine dello spettacolo ci ritroviamo piacevolmente coinvolti in una storia che nella sua semplicità ha ben saputo rendere i drammi dell'anima di un Fred Buscaglione divisa fra la sua natura, la ricerca dell’amore ed il personaggio che era diventato, quel duro che forse non è mai stato.
Enrico Ferdinandi
31 gennaio 2016