Domenica, 24 Novembre 2024
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Troppu Trafficu ppi Nenti, un idioma universale

Recensione dello spettacolo Troppu Trafficu Ppi Nenti in scena al Silvano Toti Globe Theatre dal 22 giugno al 2 luglio 2017

Troppu Trafficu Ppi Nenti non è altro che la versione in lingua siciliana di Troppo Rumore Per Nulla, commedia in cinque atti di William Shakespeare, che Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale si sono divertiti a riadattare dopo aver appreso una notizia di cronaca secondo cui il bardo, in realtà, avesse origini sicule e non inglesi. Da qui l'idea di mettere in scena Troppu Trafficu Ppi Nenti in dialetto messinese, che altro non è poi che la traduzione di Troppo Rumore per Nulla.
Ed è con questa commedia che il Silvano Toti Globe Theatre, sotto la direzione artistica di Gigi Proietti, apre la stagione estiva 2017/2018. Una commedia ricca di colori, farse, musiche, personaggi, con eccellenti interpreti e sgargianti costumi.


Questa la trama. Un messaggero (Pietro Casano) annuncia l'arrivo di Don Pedru (Filippo Brazzaventre), di ritorno da non ben identificate imprese d'armi, al vecchio amico Lionatu (Gian Paolo Poddighe). Insieme a costui vivono sotto lo stesso tetto la bella e virtuosa figlia Eru (Roberta Andronico) e la di lei cugina Biatrici (Valeria Contadino), insieme alle dame di compagnia Orsola (Carlotta Proietti) e Margherita (Valeria La Bua). Don Pedru giunge a casa di Lionatu accompagnato da Binidittu (Ruben Rigillo) e dal giovane Claudiu (Luigi Nicotra) che presto s'innamora di Eru. Insieme a Don Pedru inoltre c'è il fratello Don Giuvanni Bastardu, in passato rinnegato dal primo, tuttavia accolto benevolmente dal padrone di casa. Claudiu si confida con Don Pedru che giura che lo aiuterà a conquistare Eru. Nel frattempo Borracciu (Luciano Fioretto), braccio destro di Don Giuvanni Bastardu, origlia la conversazione e riferisce tutto al suo signore il quale, con lui e insieme all'altro sgherro Corradu (Federico Fiorenza), ordisce un piano per mandare a monte l'unione tra i due.
Durante un ballo in maschera organizzato a corte, cominciano a spuntar fuori i primi equivoci e inganni. I partecipanti giocano, mascherati, gli uni con gli altri: Beatrici – da anni impegnata in una schermaglia fatta di battibecchi e prese in giro con Binidittu – confessa il suo dissapore nei confronti di costui ad un ignoto avventore mascherato, che non è altri che lo stesso Binidittu, costretto a essere di nuovo il bersaglio delle sue frecciate avvelenate. Dallo scambio di battute, tuttavia, si intuisce che il malanimo fra i due è frutto di una precedente passione finita male anni prima. Don Giuvanni Bastardu finge di scambiare Claudiu per Binidittu e gli instilla il sospetto che Eru non sia la virtuosa ragazza che egli crede: Don Pedru starebbe infatti corteggiandola, con la scusa di mettere in buona luce il giovane agli occhi di lei. Claudiu, ingenuamente, cade nel primo dei tranelli orchestrati a suo danno. Lionatu, dal canto suo, approva il matrimonio tra i due giovani, destinato a celebrarsi a distanza di pochi giorni.
Qualche giorno dopo un farsesco complotto mira a far cadere Binidittu e Biatrici l'uno nelle braccia dell'altra. Don Pedru, Lionatu e Claudiu, fingendo di non accorgersi della presenza del primo, millantano una struggente passione della donna nei confronti di un tale sprezzante uomo qual è Binidittu. Costui, colpito dalla rivelazione e dalla considerazione che gli altri hanno di lui, decide allora di mettere da parte la diffidenza che prova per il sesso femminile ricambiando l'amore di Biatrici. Anche Eru e le sue dame, Margherita ed Orsola, tendono un tranello simile a Biatrici: fingendo di ignorare la sua presenza nel giardino dove passeggiano, le fanno credere che la stizza di Binidittu sia dovuta all'impossibilità di vedere il suo amore ricambiato. Così Biatrici cede alle lusinghe dell'amore e giura di addomesticare il suo cuore selvaggio a lui.
Prima del finire del primo atto si assiste al malvagio piano messo a punto da Don Giuvanni: far assistere Claudiu e Don Pedru ad un incontro amoroso tra Borracciu e Margherita, approfittando dell'oscurità della notte per far sì che i due scambino la dama per la promessa sposa, rovinandone così la reputazione.
Il secondo atto si apre con Borracciu e Corradu che si aggirano ubriachi per le strade di Messina, raccontandosi la malefatta che hanno appena compiuto. Una sgangherata pattuglia di guardie, capitanata dal bislacco Carrubba (Mimmo Mignemi), cui fa da spalla il non meno stupido Sorba (Valerio Santi) e un'altra guardia non meno imbranata (Giovanni Vasta) – che suscitano nel pubblico risate su risate – cattura i servi di Don Giuvanni e fa un resoconto, per bocca dei due, a Lionatu riguardo l'arresto di due strani individui. Lionatu, impegnato con i preparativi per il matrimonio della figlia, ne ordina l'interrogatorio.
Arriva il giorno del matrimonio tra Eru e Claudiu. Nel momento in cui Frati Ciccio (Pietro Casano) formula la domanda di matrimonio, Claudiu ripudia pubblicamente Eru, accusandola di lussuria. Eru, incapace di difendersi anche contro la testimonianza di Don Pedru presente al suo incontro amoroso con Borracciu, sviene e viene creduta morta. Inutilmente Biatrici tenta di difenderla: la donna rimane inascoltata, intenta a piangere le sventure dell'amata cugina da tutti creduta ormai morta. Quando i familiari si ritirano Biatrici rimane a lamentarsi della sorte della cugina con Binidittu e, in un momento di slancio, i due si confessano il reciproco amore. Ma Binidittu, secondo il volere della donna, che sa che in realtà Eru è ancora viva, per dimostrarlo dovrà uccidere Claudio.
Avviene intanto contemporaneamente l'interrogatorio di Carrubba, che riesce ad ottenere le confessioni dei due sgherri di Don Giuvanni dell'inganno perpetrato ai danni di Eru. E sono proprio Carrubba e Sorba, assieme a Corradu e Borracciu, a svelare l'arcano a Don Pedru e a Claudiu: costretto alla confessione, Borracciu rivela di non aver mai tentato le virtù di Eru e che la donna con cui era stato visto era Margherita. Il pentimento comincia a farsi strada in Claudiu che, in segno di rispetto, si reca con Don Pedru in visita al sepolcro di lei, sul quale reciterà un epitaffio. Un giuramento fatto a Lionatu servirà a ripagare lo stesso della perdita della figlia: si impegnerà a sposare la fantomatica figlia di Antonio, fratello di Lionatu, e "copia" di Eru.
Giunge il momento del matrimonio con la sposa mascherata come le sue dame. Al termine Claudiu può riabbracciare Eru con la quale può coronare il suo sogno d'amore e Biatrici e Binidittu, quando tutti sono pronti per le nozze, ingaggiano l'ultimo duello di parole che si conclude con il loro fidanzamento. Tutto è bene quel che finisce bene.
Straordinaria la bravura di tutti gli attori nel mettere in scena quindici personaggi e nell'apprendere un copione con un linguaggio tutto al messinese. Il pubblico, infatti, dapprincipio incontra non poche difficoltà per stare al passo con le battute, gli "scioglilingua" in cui si è prodigata una super bravissima Carlotta Proietti – d'obbligo, al termine, è stato l'applauso spontaneo degli spettatori – e le musiche riarrangiate in chiave siciliana.
L'atmosfera che si respira in questo teatro elisabettiano all'aperto, i suoni dell'idioma siculo creano una sensazione magica, antica, che riportano lo spettatore non solo agli albori del dramma shakespeariano, ma anche a reminiscenze del linguaggio utilizzato dal Sommo Poeta fiorentino nella sua opera più nota, La Divina Commedia. Attraverso questa "rivisitazione" di Troppo Rumore Per Nulla si ha modo di apprezzare ancor più i valori, le origini, la storia della cultura italiana, ma soprattutto la sua lingua più antica che al giorno d'oggi, possiamo dire, è diventata universale, non solo per via dei romanzi (sempre al primo posto nelle classifiche dei libri più venduti) del celebre Camilleri, ma anche nelle numerose fiction targate Rai e Mediaset.
Il Silvano Toti Globe Theatre, come annunciato in conferenza stampa ad apertura della stagione, ha infatti non solo il pregio di far conoscere Shakespeare ai ragazzi, adulti, alunni e adolescenti, ma è anche luogo di crescita spirituale intellettuale più di qualsiasi altro teatro.

 

Costanza Carla Iannacone
25 giugno 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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