Recensione dello spettacolo “Tanti lati Latitanti” in scena al teatro Ambra Jovinelli dal 14 al 24 gennaio 2016
Quante realtà umane e quante anime diverse possono vivere all’interno della stessa persona? Sembra che sia proprio questo l’interrogativo a cui il duo comico Ale e Franz intende rispondere mettendo in scena queste due ore piene di spettacolo e di risate, proprio per mostrare al pubblico i tanti lati che latitano dentro un solo essere umano.
Prendendo ispirazione dai pensieri scritti dai pazienti dell’ex maniconio di Milano, ormai chiuso, e mostrati loro da un medico che lavorava lì e li aveva in cura, Alessandro Besentini e Francesco Villa danno vita a una serie di sketch per i quali la risata, che sia amara o a 32 denti, è inevitabile. Sebbene sembrino non avere tra loro un filo conduttore, in realtà, i temi affrontati e caratterizzanti ogni sketch sono strettamente moderni perché profondamente ancorati alla realtà quotidiana e ai continui cambiamenti cui ogni giorno si assiste e cui troppo spesso ci si deve arrendere. Dalle infinite possibilità offerte dalla medicina di oggi, come quella di cambiare sesso, ai continui cambiamenti politici capaci, incredibilmente, di non apportare nessun cambiamento rilevante all’interno delle dinamiche del Paese, fino alla religione, i cui insegnamenti così preziosi non sono in grado di regalare vera pace alla complessità dell’animo umano.
Ecco, quindi, che diventa sempre più difficile conoscere i tanti lati latitanti della vita e dell’uomo stesso: in quanto animale sociale, ogni uomo è destinato a rapportarsi a un altro e da un incontro nasce una coppia di persone che si relazionano tra loro in un rapporto di causa-effetto: quante possono essere e quanto diverse le reazioni tra le persone. Proprio grazie o a causa di questi rapporti che legano gli esseri umani tra loro, si arriva facilmente a ridere di se stessi per i motivi più svariati: infatti, con la propria unicità e la propria umanità, ogni uomo può essere autoironico. Ale e Franz questo l’hanno capito da tempo e, con quella leggerezza e quell’ironia che li contradistingue da sempre, sono stati capaci di affrontare a modo loro tematiche anche pesanti e profonde presentandole agli spettatori secondo un’ottica più divertente: ora hanno scelto di vestire i panni di uomini strani e pieni di dubbi, ora di uomini saggi e insicuri o ancora di uomini scaltri, e questo perché ogni tipologia umana nasconde un universo a sè, in cui ogni spettatore può facilmente riconoscersi e magari, per una sera, riderci sopra.
Fonte inesauribile per la creazione di sketch sempre nuovi, l’essere umano al centro della dialettica del duo, è un uomo che si accetta nonostante i suoi tic, i suoi particolari modi di pensare e di vivere, le sue virtù e le sue ingenuità, ma anche pieno di forza e di voglia di vivere, al punto da formare un unicum che, al tempo stesso, sfiora il genio e rasenta la follia.
Diana Della Mura
16 gennaio 2016