Sabato, 02 Novembre 2024
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Il teatro d'appartamento di "Stanze" arriva a Roma

#recensione

Il Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, il costume e la moda dei secoli XIX e XX, a Roma, per tre serate, la cui prima è stata ieri mercoledì 12 (le prossime il 17 e 25 luglio p.v.) nell'ambito dell'ArtCity un progetto organico di iniziative culturale voluto, per l'estate 2017, e realizzato dal Polo Museale del Lazio, ospiterà "STANZE", un lavoro teatrale ideato e realizzato da Alberica Archinto e Rossella Tensini, sostenuto da SIAE e dal Comune di Milano – assessorato alla Cultura. 

Si tratta di tre spettacoli diversi, messi in scena da compagnie teatrali di rilievo internazionale il cui primo è stato "Destinatario sconosciuto" ispirato ad un romanzo pubblicato nel 1938 dalla scrittrice statunitense Kathrine Kressmann Taylor che apre un inquietante squarcio sulle persecuzioni razziali che proprio in quegli anni il regime nazista stava cominciando a mettere in atto.

 

Martin Schulse, un uomo d'affari, cristiano, ritorna con la sua famiglia in Germania. Il suo socio in affari, Max Eisenstein, un ebreo, rimane negli Stati Uniti per proseguire con l'attività lavorativa: in America i due hanno una galleria d'arte in comune e Max, da lì, tutela anche gli interessi di Martin.

Lontani, i due amici sentono uno la mancanza dell'altro e per questo si scrivono. La storia è interamente raccontata attraverso 19 lettere, scambiate tra gli amici nel periodo che va dal 12 novembre 1932 al 3 marzo 1934.

Dalle prime lettere emerge che Martin è tornato in una Germania poverissima, distrutta dalla prima guerra mondiale, che cerca disperatamente di riprendersi. La vita per Martin in Germania è più agiata di quanto già non fosse in America; ha acquistato una casa con trenta stanze, e quasi dieci acri di parco, ed i tedeschi lo considerano un miliardario americano.

Max continua a lavorare nella galleria e riferisce all'amico che in America l'inverno non è stato dei migliori.

Martin inizialmente esprime i suoi dubbi su un certo Hitler, un uomo divenuto da poco capo effettivo del governo e del Terzo Reich; (partito nazista) un uomo che è come una «scossa elettrica», energico come lo può essere solo un grande oratore e fanatico. Tuttavia, in seguito se ne invaghisce e riferisce che in tutta la Germania la gente ha ricominciato a sperare, e prevede una rapida ripresa economica.

In un primo momento Max è invidioso: «Come ti invidio ... Ti sei trasferito in una Germania democratica, una terra con una profonda cultura, l'inizio di una libertà politica!». Tuttavia, ben presto Max ha dubbi sui nuovi entusiasmi dell'amico, dopo aver saputo da testimoni oculari fuggiti da Berlino che gli ebrei in Germania erano stati picchiati, forzati a bere a denti stretti olio di ricino e che le loro imprese venivano boicottate.

Martin risponde a Max che, mentre loro potevano continuare ad essere buoni amici, tutti sapevano che gli ebrei erano il capro espiatorio universale, che se era così una qualche ragione doveva pur esserci e che «alcuni dovevano soffrire perché milioni vengano salvati».

«Questa faccenda degli Ebrei è solo un incidente», scrive Martin. «Qualcosa di più importante sta accadendo». Tuttavia, egli chiede a Max di smettere di scrivergli. Se una sua lettera fosse stata intercettata, Martin avrebbe perso i benefici derivanti dalla sua posizione sociale e lui e la sua famiglia sarebbero stati in pericolo.

Ma Max continua a scrivere all'amico quando apprende che una sua sorella, Griselle, attrice, che si è portata a Berlino per il suo lavoro, è scomparsa. Max sconvolto cerca di scoprire il destino della sorella.

Martin gli risponde su carta intestata della banca (per correre meno rischi di essere intercettato) e lo informa della morte di Griselle. Egli ammette di averla allontanata quando la donna, con la quale aveva avuto una relazione anni prima, si era rivolta a lui, il più caro amico di suo fratello, per ottenere protezione.

Dopo un intervallo di circa un mese, Max torna a scrivere a Martin, in apparenza riferendosi solo a questioni d'affari e facendo banali osservazioni sul tempo, ma scrivendo come se fra di loro esistesse un codice segreto, facendo strani riferimenti alle dimensioni esatte dei quadri e così via. Le lettere di Max fanno riferimento alla "nostra nonna" ed implicitamente indicano che anche Martin è ebreo.

Le lettere diventano sempre più brevi e permeate dal panico. Martin chiede a Max di fermarsi: «Mio Dio, Max, lo sai quello che stai facendo? ... Queste lettere che hai mandato .... non ti sfiora nemmeno l'idea che mi stai rovinando? Ti scongiuro, Max, basta, basta! Fermati fintanto che io posso ancora essere salvato».

Max però continua: «Prepara per i tuoi studenti le seguenti riproduzioni: Van Gogh 15 per 103, rosso; Poussin 20 per 90, blu e giallo; Rubens 11 per 33, rosso e blu; seguiremo speranzosi le tue fatiche».

Martin scrive allora a Max esplicitandogli l'effetto ottenuto dalle sue lettere: «Sono così disperato che non puoi nemmeno immaginarlo ... E tutte quelle lettere che mi hai consegnato, adesso ne devo rispondere ... mi hanno portato dentro, me le hanno mostrate; mi hanno chiesto di rivelargli il codice, un codice! Come hai potuto tu, amico di lunga data, farmi una cosa del genere!».

E Max in un'altra lettera: «Prima di partire procurami le seguenti riproduzioni per la lega dei giovani pittori tedeschi in previsione della mostra generale di maggio, se non prima: Picasso 17 per 81, rosso; Van Gogh 5 per 42, bianco; Rubens 15 per 204, blu e giallo; le nostre preghiere sono con te».

La lettera ritorna a Max recando il timbro: "Adressat unbekannt", destinatario sconosciuto.

La lontananza tra i due è, inequivocabilmente, dapprima solo geografica, ma presto l’estraneità si è fatta tangibile, le parole armi letali. Una partita a scacchi, con il passo del thriller che, come epilogo, ha riservato un sinistro scacco matto.

Felicissima e molto apprezzata dal numeroso pubblico presente l’interpretazione dei due bravissimi attori Nicola Bortolotti (Martin) e Rosario Tedesco (Max) del quale è stato anche l’adattamento e la regia della rappresentazione. 

Le musiche: Wolfgang Amadeus Mozart (Bona Nox), Paul Hindemith (La biche) e Ilse Weber (Wiegala).

 

Alfredo Rovere

13 luglio 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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