Recensione di Ivanov, in scena al teatro Eliseo dal 3 al 15 novembre 2015
La prima grande opera di uno dei più grandi drammaturghi, Anton Pavlovič Čechov, rivisitata da Filippo Dini segna la consacrazione del nuovo corso al teatro Eliseo. Questa versione del Ivanov è la stereotipata ciliegina sulla torta di un’inizio stagione che finora non ha deluso le aspettative.
Ci troviamo difronte ad un testo importante. Come affermato dallo stesso Dini (regista e interprete del proprietario terriero devastato dalla noia e dalla malinconia Nikolaj Alekseevič Ivanov) l’obiettivo era quello di sfatare la convinzione di trovarci davanti ad un testo noioso e polveroso.
Grazie ad una traduzione attenta, quella di Danilo Macrì, ad un’interpretazione (undici gli attori sul palco) ad alti livelli da parte di tutta la compagnia e alle musiche di Arturo Annecchino in grado di descrivere pienamente i sentimenti dei personaggi, l’obiettivo è stato a centrato.
Fin dai primi minuti ci troviamo davanti ad una messa in scena mai pesante, in grado di far rivalutare e ridefinire i concetti di noia e malinconia. Una chiave di lettura nuova, che pone lo spettatore a porsi interessanti interrogativi sui temi dell’onestà e della volontà di fare. Ivanov è un proprietario terriero attanagliato dai debiti, accusato dall’opinion pubblica di aver sposato sua moglie, Anna Petrovna, solo per ottenerne una dote poi negata dai genitori di lei a causa di questioni religiose.
I due sembrano non amarsi più, lui esce tutte le sere per fuggire dalla routine, dalla noia e dalla realtà. Lei è malata, sta per morire. Fra loro si insinua il giovane ed onesto medico Evgenij Kostantinovic L'vov che ogni giorno rimprovera ad Ivanov di trascurare la moglie, di comportarsi da vigliacco e disonesto con l’accusa di esser già pronto a far cadere ai suoi piedi Sasha - la figlia ventenne di Zinaida Savisna alla quale deve oltre novemila rubli. Sarà proprio la tanta ostenta "onestà" del dottor Evgenij Kostantinovic L’vov che rivelerà la vera identità di un Ivanov da tutti sottovalutato, la cui unica colpa forse è solo quella di esser troppo debole per domare i suoi sentimenti.
Una debolezza che lo porterà ad una profonda depressione e un continuo lamentarsi. Degna di nota la scena della morte di Anna Petrovna. Il suo ultimo ballo-abbraccio col marito Ivanov ci ha ricordato quell’eterno irrealizzabile abbraccio del Cafe Muller di Pina Bausch.
Lo spettacolo è stato reso ancor più accattivante dall’ottimo impianto scenografico, curato da Laura Benzi, in grado di ricreare spazi della vita quotidiani estremamente coinvolgenti ed aderenti alla visione di Čechov.
Fra gli attori, oltre all’eccellente interpretazione di Filippo Dini, va segnalata la forte carica espressiva di Sara Bertelà (Anna Petrovna), il carisma travolgente di Gianluca Gobbi (Pavel Kirillyč Lebedev) e la grande duttilità e capacità espressiva di Ivan Zerbinati, interprete al contempo del Dottor Evgenij Kostantinovic L’vov e del cameriere di casa Lebedev.
La platea dell’Eliseo ha ringraziato con oltre dieci minuti di applausi. Questo è uno degli spettacoli da non perdere per questa stagione.
Enrico Ferdinandi
7 ottobre 2015
Informazioni
IVANOV
di ANTON ČECHOV
traduzione di Danilo Macrì
con FILIPPO DINI, SARA BERTELÀ, NICOLA PANNELLI,
GIANLUCA GOBBI, ORIETTA NOTARI, VALERIA ANGELOZZI, IVAN ZERBINATI, ILARIA FALINI, FULVIO PEPE
regia FILIPPO DINI
scene e costumi LAURA BENZI
luci PASQUALE MARI
musiche ARTURO ANNECCHINO