Recensione dello spettacolo La gente non deve sapere, in scena al Teatro delle Muse dal 5 al 29 novembre 2015
Nella Napoli dei primi anni '70 un gioielliere finisce in carcere per a causa delle ricettazioni opera del suo socio in affari. Quest'ultimo grazie alla falsa testimonianza di una sua amica romagnola riesce a farlo scagionare dall'accusa. A sua volta il gioielliere in carcere aveva fatto un voto a sant'Eligio, protettore dei gioiellieri, che lo porterà a dover redimere e sposare la più grande prostituta della città.
Sia il socio, che si mette alla ricerca della donna (provinando e selezionando le fortunate), che il Don (malavitoso) di quartiere vengono ingannati ed elusi (nonostante si narri che siano molto furbi) da una donna che non è prostituta ma segretamente innamorata del gioielliere da venticinque anni. Il prete della chiesa di quartiere si opporrà al matrimonio, anche se dei fatti che lo riguardano gli faranno cambiare infine idea... e questa è a grandi linee solo una parte della girandola di personaggi e situazioni che si succedono senza sosta sul palco nello svolgersi del racconto di un testo scritto dal regista e interprete Geppi Di Stasio nel 1999. Le critiche a posteriori fanno riferimento al passato ma sono più che attuali, infatti il testo prende di mira la fossilizzata cultura sociale partenopea mostrandoci un uomo diviso tra fede religiosa e rispetto del malavitoso di quartiere, vittima di un ipocrisia di massa che porta lui come tutti gli altri a nascondere fatti e ad omettere dettagli pur di rimane saldamente attaccato a degli insani principi morali proprio perché come recita il titolo "la gente non deve sapere".
Una messa in scena movimentata e ricca di colpi di scena che non lascia un attimo di tregua al pubblico che stimolato dall'ottima e macchiettistica interpretazione degli interpreti sul palco, dalle continue situazioni paradossali e comiche e dalla totale assenza di cali di tensione reagisce positivamente a uno spettacolo che dal punto di vista critico guarda a De Filippo ma dal punto di vista pratico ed ironico si rifà pienamente alle farse teatrali di Eduardo Scarpetta.
Fabio Montemurro
9 novembre 2015