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“L’arte è una caramella”: alla scoperta dell’arte contemporanea con Carlo Vanoni

Recensione dello spettacolo L'arte è una caramella in scena al teatro Brancaccino dal 5 all’8 Novembre 2015

Quando si tratta di arte è difficile definire il limite tra ciò che è e ciò che non è arte: perché un mucchio di caramelle esposto in un museo viene definito ‘arte’? A spiegarlo conducendo per mano lo spettatore attraverso un viaggio dai primordi dell’arte fino ai giorni nostri è il critico Carlo Vanoni. Nel suo spettacolo che sta portando in giro per lo stivale, il critico, diventato per l’occasione attore, fin dalla sua apparizione sul palco svela quale sia il suo intento, ovvero quello di capire e far capire perché “l’arte è una caramella”, e l’unico modo per comprenderlo è quello di attraversare secoli di storia dell’arte dato che quella contemporanea non è altro che il risultato del precedente genio artistico.

Eppure se per la maggior parte delle persone è facile capire un dipinto di Raffaello, non lo è altrettanto capire il “taglio” di Fontana: perché? È questa la domanda chiave che regge le redini dello spettacolo: partendo dai capolavori di Leonardo e Raffaello, passando attraverso Manet, Van Gogh e Kandinsky fino ad arrivare a Pollock, Fontana e Picasso, il viaggio nell’arte è necessario e doveroso per intuire appieno il legame che intercorre tra l’uno e l’altro artista, e per comprendere il motivo per cui è considerato artistico un mucchio di caramelle. 

Nella sua ora e mezza di one man show,  Vanoni, magistralmente diretto da Gian Marco Montesano, ammalia un pubblico attento come non mai alla storia e alla descrizione di quadri e dipinti: circondato da una scenografia composta da una vecchia radio, una chitarra e un pianoforte e con le immagini di opere famose che scorrono sullo schermo alle sue spalle, Vanoni spiega in modo conciso e lineare il significato profondo di queste opere, i sentimenti che si celano dietro la loro realizzazione e cosa ha spinto l’artista a crearle. Partendo dall’assioma che gli artisti sono tali perché sanno usare il cervello, è facile capire come Duchamp sia riuscito come pochi a smontare lo sguardo proponendo come scultura un semplice orinatoio capovolto, che ha spinto le persone a guardare le cose al netto della loro funzione.

L’arte riflette inevitabilmente i momenti storici che l’uomo vive, per questo è anche normale che a ogni epoca corrisponda una propria tecnica di rappresentazione della realtà: per lanciare il suo grido di dolore, Pollock usa per la prima volta la tecnica del dripping, mentre Andy Warhol capisce che nel ‘900 non c’è bisogno di un pittore per rappresentare la realtà e così riesce a dar vita a un’estetica che lo renderà famoso in tutto il mondo, ma che di fatto ha decretato la morte della pittura vera e propria. I cambiamenti della società portano inevitabilmente a dei cambiamenti anche nell’arte, ma sarà la “Merda d’artista” di Manzoni a riportare in auge il primato dell’arte e dell’artista sulla realtà. Al termine del viaggio nella storia dell’arte, la domanda iniziale diviene una certezza: il mucchio di caramelle è senz’altro un’opera d’arte e non si limita solo a questo, ma è di fatto la rappresentazione di una storia d’amore diventata un pezzo di arte contemporanea.  

 

Diana Della Mura

9 Novembre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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