Recensione di The Vanity Monsters in scena al Teatro Greco il 17 ottobre 2015
Cinque adolescenti dei nostri giorni si mettono in gioco sul palcoscenico raccontando con ironia e capacità introspettiva quello che è il loro mondo.
Ne esce fuori che, come il mondo degli adulti, anche quello dei giovani è frammentato e diviso in fasce e gruppi sociali che si identificano in stereotipi imposti dai mass media che spesso portano a fare scelte forzate che più o meno in modo determinante definiscono la loro vita da "grandi".
La ragazza Alienata, la ragazza Fashion, la ragazza in "cerca di Affermazione", l'ostacolo buono e l'ostacolo cattivo... tutti stereotipi che portano sia in senso negativo, sia in senso positivo a creare nel proprio animo convinzioni sbagliate. Avviene così quello smarrimento di se stessi che porta alla perdita d'identità e di valori causata dallo svuotamento di se in funzione di un ruolo sociale spesso e volentieri forzatamente "interpretato" per non rimanere fuori dal branco.
Le cinque protagoniste di questa storia inverosimilmente reale troveranno nel loro incontro una possibilità di confronto con se stesse e gli "altri" dando avvio ognuna a quel personale percorso di consapevolizzazione di se stessa che non si esaurisce in un singolo istante ma che duramente si realizza giorno dopo giorno lungo l'intero percorso di vita. Rimanendo così sorprese nello scoprire che chi pensava di aver intrapreso la strada giusta si sbagliava e chi pensava che i propri valori non erano quelli giusti invece aveva tutte le buone ragioni per crederci e continuare a crederci.
Come avveniva con i Peanuts di Charles M. Schulz gli adolescenti diventano specchio di quelle che poi sono in nuance, le manie, i difetti, la corazza che rende sicuri (anche se piena di crepe), le convinzioni (troppo spesso sbagliate) degli adulti di poi.
Vanity Monsters, spettacolo d'esordio dell'Outdance Project, racconta ed analizza con ironia, già dal titolo, quelli che sono i fenomeni di costume ormai straripanti nella cultura e nella società contemporanea e ci fa ridere, sorridere e per fortuna anche riflettere.
Fabio Montemurro
20 ottobre 2015