Sabato, 23 Novembre 2024
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Le Tempeste solari e familiari di Luca De Bei al teatro Eliseo

Recensione di Tempeste solari, prima nazionale in scena la teatro Eliseo dal 13 ottobre al 1 novembre 2015

Tempeste solari, di Luca De Bei, è il secondo spettacolo in programmazione per questa stagione al teatro Eliseo. Una prima nazionale che vede nel cast attori del calibro di Ugo Pagliai e Paola Quattrini. 

Sul palco un impianto scenico moderno e complesso, sempre in movimento, che riduce drasticamente, quasi annulla, i momenti di stasi dovuti dai cambi di scena. Come è stata definita dallo stesso Luca De Bei, ci troviamo davanti ad una sorta di stanza bianca, che ricorda quella di 2001 Odissea nello Spazio. Due porte che dividono la scena in due sezioni con carri che si muovono, pedane scorrevoli, portali che si alzano e abbassano. In tutto nove scene accompagnano la storia di una famiglia borghese divisa da lotte interne, gelosie, bugie, finti amori, pulsioni represse, pulsioni fin troppo espresse. 

Ugo Pagliai è Alessandro, il padre in fin di vita che riunisce intorno a sé questa famiglia divisa. Così divisa che non sarà mai presente unita sulla scena. Sua moglie, interpretata da Paola Quattrini, è la donna insoddisfatta, che corre dietro ad una giovinezza ormai perduta, materialista, che rinnega gli errori del passato e con essi i torti fatti ai suoi due figli. Il primo torto è quello fatto alla figlia (Pia Lanciotti) vista da sempre come una rivale, alla quale ha perfino rubato il primo fidanzato. Un turbamento che oggi non le permette di tenere in piedi il suo matrimonio con un giornalista, reporter di guerra interpretato da David Sebasti, che l’ha tradita con la sua segretaria (Chiara Augenti). Il secondo è quello fatto al figlio (Mauro Conte), da piccolo picchiato e testimone dei tradimenti della madre con giovani ragazzi, oggi gay e incapace di avere relazioni stabili. Infine c’è la segretaria, Chiara Augenti, una ragazza alla ricerca della sua pace interiore che non a caso, alla fine, si ritroverà ad accompagnare Alessandro nel suo ultimo viaggio alla ricerca di un amore di gioventù mai dimenticato.

Sei personaggi che sono prima di tutto in crisi con loro stessi, che non sanno quale obiettivo veramente seguire. Sei personaggi alla deriva. David Sebasti incarna benissimo i dubbi e gli strazi di chi per lavoro, per correre dietro al “successo” è disposto anche a spostare un corpo di una donna morta, così da poterlo meglio fotografare e dare al mondo la vera immagine della guerra. 

Ugo Pagliai, nel suo letto bianco, invece, rende al pubblico uno spaccato di vita che si ripete ogni giorno in decine di ospedali e quanti hanno avuto la sfortuna di avere un caro in fin di vita sanno bene di cosa stiamo parlando. Stiamo parlando del desiderio di tornare a casa, di voler a tutti i costi compiere quei gesti quotidiani resi impossibili dalla malattia, delle lamentele, della noia data dalla routine ed infine dall’accettazione della propria condizione. 

E la tempesta solare? Esatto. Lo spettacolo si apre con la proiezione di raggi solari e una voce fuori campo che ricorda i pericoli che una tempesta solare può causare: blocco delle comunicazioni, caos, forse un ritorno all’era della pietra. Ma poi lo spettacolo inizia e si sente parlare di tempesta solare solo dopo oltre ottanta minuti, ecco la tempesta sembra imminente, un telefono non funziona. E poi, no, di nuovo funziona e non si parla più di tempeste, se non un piccolo accenno. Per arrivare alla scena finale dove all’orizzonte si vede una luce, la tempesta solare?

Metafora o no, da questo punto di vista vi è una grande falla nel sistema narrativo che fa sembrare quasi forzato l’inserimento di questo avvenimento metereologico. Rimane l’ottima interpretazione del cast, le intuizioni geniali nel descrivere taluni rapporti di odi et amo e fantastici dialoghi che vanno a far riflettere su temi importanti che ben rispecchiano le dinamiche di molte famiglie della nostra epoca.

Tempeste solari convince, per questo motivo, solo a metà. Si fosse chiamato tempeste familiari, lasciando da parte il Sole e tutte le altre stelle avrebbe sicuramente convinto di più. Nonostante ciò, alla fine, grazie alla grande interpretazione del cast, tutto, l’applauso convinto del pubblico è più che meritato.

 

Enrico Ferdinandi

16 ottobre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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