Recensione dello spettacolo Il Brevetto dell'anima in scena al Teatro Agorà dall'1 al 25 ottobre 2015
"Il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio.
Basta guardarsi attorno: c'è sempre uno stupido al quale non accade mai niente,
e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa."
(Oliver Hardy)
In un Medioevo post contemporaneo idealizzato, dove storia e coscienza per forza di cose fanno a pugni, assistiamo inermi alle vicissitudini di un Re (che ricorda nella mimica facciale e fisica Martin Feldman) , la sua teutonica Regina, il loro sprovveduto figlio Samuel, Gioffa, la cortigiana di facili costumi, sua futura sposa, i cortigiani e Alan Bicco il buffone francese di origini lucane.
La trama è molto semplice, e per certi aspetti anche verosimile: la Regina e la cortigiana Gioffa tramano una congiura contro il Re, i due cortigiani (che ricordano sia nell'aspetto sia macchiettisticamente Stanlio e Ollio) non si sa da che parte stanno, mentre l'erede al trono Samuel, che si gingilla nel suo mondo infantile, è succube della futura sposa e della madre.
Ad illuminare il Re è un aliena sicula che gli appare in sogno e a risvegliare la coscienza dello stesso dei cortigiani e di Samuel sarà il ritorno a corte dell'odiato/amato buffone.
Questa Tragicommedia farsesca che ha la firma registica di Luciano Capponi da l'impressione di essere piena di richiami alla sguaiata comicità di trasmissioni come il Benny Hill Show e il nostrano Drive In nonché della pessima produzione cinematografica anni '80 e '90 di Mel Brooks. Luoghi comuni e stereotipi di ripetono ridondanti e all'infinito come anche la violenza di gesti e la demenza di molte battute.
Il Deus ex machina del buffone sembra abbastanza scontato e a conti fatti il vero punto di svolta che lascia anche un qualcosa di moralmente consistente allo spettatore è la scena della morte del Re dove avviene la vera e propria presa di coscienza del figlio Samuel.
Notevoli e interessanti i brevi cortometraggi musicali e non che vanno a costituire i sogni del vecchio sovrano congiurato.
Nel complesso uno spettacolo divertente per chi ama il tipo di comicità succitata che come tutte le fiabe vuole lasciare un insegnamento morale, il brevetto dell'anima, legittimamente giusto nelle nostre barbarie contemporanee.
Fabio Montemurro
17 ottobre 2015