Recensione Xenofilia in scena il 21 – 22 – 25 giugno 2015 al Fringe Festival
Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio un pianeta su cui ricominciare
(Extraterrestre, Eugenio Finardi, 1978)
Un angelo della morte consente un ultimo viaggio nei sogni, nei ricordi e nei desideri di Margherita, prima di portarla via con se.
Un angelo che ha come ultimo scopo quello d'imparare dalla bambola di Margherita, regalo del nonno, il silenzio.
Il suo compito è imparare la lingua di chi muore per regalare un ultimo viaggio nella vita, forse chiuso nell'impossibilità di essere se stesso come tutti noi.
Questo spettacolo ci regala un magico e sognato viaggio con l'alieno che è in noi, quel recesso interiore di cui non conosciamo la lingua e che tutto sommato tentiamo tutta la vita di addomesticare invece di dargli voce cosi com'è , nel disperato tentativo di realizzare ciò che riteniamo impossibile.
Un marziano che mostra quanto vani siano i desideri se non diamo ascolto alla nostra natura e al Mondo.
Solo un extra terrestre poteva permettere a Margherita un ultimo viaggio nel suo più profondo prima di morire..perché in fondo non si accorge nessuno di una ragazza che se ne va, neanche i suoi genitori, persi davanti al telegiornale. Colpevolizzare quella parte nascosta di se perché non è perfetta perché non è abbastanza all'altezza nell'alienato desiderio che tutto sia perfettamente aderente ai suoi piani che una volta realizzati la lasciano comunque infelice.
Nelle favole che ci raccontiamo per non aderire ad una realtà che non ci piace trova il suo sbocciare questa storia fatta dei ricordi della nonna, delle favole lette dal papà (unici momenti di vicinanza con i genitori), di sogni irrealizzabili come la storia d'amore con il professore o il perdere la verginità con il compagno di classe che faceva il filo all'amica...tutti personaggi a quali questo strano e ubbidiente extraterrestre si è prestato a dar vita per un viaggio dal quale non si fa ritorno, dove nella leggerezza di due ali vengono caricati i sogni, i ricordi, i capricci e i desideri, senza risparmiarsi..con infinità e troppa generosità.
Con ubbidienza e diligenza si impara una lingua sconosciuta per regalarle la gioia di ciò che non potrà essere mai più, perché in fondo a che serve realizzare sogni quando basta scansare l'oggetto dalle mani aliene per tornare alla faticosa incomunicabilità tra i due colmata dalla pazienza e dagli sforzi per trovare un linguaggio comune con l'unico scopo di un ultimo lunghissimo istante di vita.
Fabio Montemurro
29 giugno 2015