Lunedì, 25 Novembre 2024
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GENESIQUATTROUNO: l'odi et amo Caino - Abele al teatro Vascello

Recensione di Genesiquattrouno, in scena al teatro Vascello dal 15 al 17 maggio 2015

Genesi 4

1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore».
2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.

 3 Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore;

4 anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta,
5 ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.
6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?
7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo».
8 Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.

 

 

 

 

Una culla nella quale crescere insieme, conoscere l’uno le paure, le pulsioni, i desideri dell’altro, una culla nella quale nascere e morire, se non del tutto almeno in parte, insieme. Con queste premesse comincia Genesiquattrouno, storia ragionata del primo fratricidio della cultura nostrana. 

 

La platea, mesta, entra in sala, nel mentre il fatto è già compiuto: Caino è pronto ad uccidere il fratello, ma è lui a fingersi privo di vita. Un gioco innocente, che si insinua nella mente fino a diventare desiderio di vendetta, mancanza da colmare con l’odio, unico male che può coprire tutto, perfino quell’amore incondizionato che si ha per un fratello.

Il silenzio, quel silenzio che è quasi doveroso davanti alla morte, irrompe solo quando, ormai quasi del tutto colma, la sala si riempie e si rende conto dell’accaduto. Ecco che dalla morte si ritorna alla vita, Caino è pronto a ricordare gli anni passati. Una gioventù nella quale le parole erano superficiali poiché bastava l’istinto, la pace del corpo, del contatto, della propria animalità per donare all’altro ogni sensazione relegata nell’animo. 

Nel percorso a ritroso che i due fratelli intraprendono si può notare come l'ombra dell’omicidio si era manifestata fin dagli albori del loro rapporto. Come se fosse frutto di un percorso a lungo studiato, maturato, cresciuto nell’animo di Caino. Abele vive con lui, in una culla il cui centro è un bianco albero, puro come la natura, delimitata da dolci e profumate primizie. Quelle primizie che non sono state offerte al Signore, come loro padre avrebbe voluto. La mano, quella mano che avrebbe un giorno compiuto l’atroce fatto è cosa altra dal corpo di Caino, prende vita indipendentemente dal volere del corpo, si dimena, cerca di sfuggire dagli input della mente, è pronta a colpire per mettere pace ai dubbi del cuore. Dubbi di un amore non ricambiato, di una vita vissuta seguendo scelte sbagliate, dubbi nei confronti di un mistero al quale, nel loro mondo, si può rispondere con una sola parola: fede.

Gaetano Bruno e Francesco Villano, interpreti e registi dello spettacolo, catalizzano l’attenzione del pubblico fin dal primo minuto. Nonostante l’argomento difficile riescono a cogliere l’universalità del tema Caino/Abele che diventa così binocolo attraverso il quale poter esplorare le paure che ognuno di noi ha quando si rapporta con l’altro, con la fede, con il significato della rinuncia, del fare del bene senza dover necessariamente ricevere qualcosa in cambio… quest’ultimo aspetto assai raro, non solo "al giorno d’oggi". 

La platea apprezza. Se nei primi minuti rimane quasi sconcertata e spiazzata dalla scelta scenografica e dalla molteplicità di linguaggi utilizzati, corporeo, danzato, espressivo e solo poi parlato, a fine spettacolo si rende conto della complessità del percorso che Bruno e Villano hanno voluto intraprendere. Consapevolezza testimoniata da lunghi minuti di convinti applausi.

 

Enrico Ferdinandi

 

16 maggio 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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