Venerdì, 18 Ottobre 2024
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Corti Teatrali 2015 il nostro reportage

Recensione del Festival dei Corti Teatrali 2015 in scena al Teatro dell'Angelo dal 20 al 26 aprile 2015

Si è svolto a Roma, al Teatro dell'Angelo, tra alterne vicende, il festival dei Corti 2015 nella sua terza edizione a distanza di 18 anni dalla seconda (era l'ormai lontanissimo 1997).

La rassegna ideata e diretta, come sempre, da Massimiliano Caprara ci ha aperto gli occhi su quella  che è la situazione teatrale in italia attualmente, mostrandoci come dalla fine degli anni '90 ad oggi le cose siano cambiate radicalmente: il disinteresse culturale delle istituzioni ha portato le compagnie teatrali ad essere sfiduciate e rassegnate privandole in gran parte di quell'entusiasmo collettivo che entusiasmava e rendeva partecipe anche il pubblico. Il resoconto delle votazioni ha messo in luce anche come nelle messe in scena nostrane sia quasi o del tutto assente una "regia", sintomo questo di una emblematica mancanza di conoscenza da parte sia delle compagnie sia del pubblico dei fondamentali della macchina teatro.

 

Dal nostro canto, avendo seguito tutta la rassegna, riportiamo di seguito il reportage di ogni serata ponendo l'accento sugli apettacoli più rilevanti...buona lettura!!!

 

Lunedì 20

 

E’ stato Take Care, di Andrea Panichi, il primo spettacolo del FESTIVAL DEI CORTI TEATRALI al Teatro dell’Angelo, ieri sera, 20 aprile. Il Festival, prodotto e organizzato da Massimiliano Caprara, è giunto alla terza edizione, dopo diciotto anni dalle prime due, e mantiene il suo intento originale: mappare la situazione teatrale del teatro contemporaneo, coinvolgendo la coscienza critica del pubblico romano. Gli spettatori insieme al biglietto ricevono quattro numeri, uno per ogni spettacolo; al termine della serata sono chiamati a votare un solo spettacolo scegliendo se premiare la regia, l’interpretazione o il testo. I tre corti vincitori delle singole categorie ritorneranno in scena il 26 aprile, giorno di chiusura del festival, per sottoporsi al giudizio di critici e esperti del settore, che contribuiranno per il 50% alla scelta del corto vincitore, cui andrà un premio di 2000 euro.

Andrea Panichi sceglie due trentenni, un nuovo dirigente di un’azienda familiare e l’autista personale, alle prese con un cambiamento lavorativo importante, come protagonisti di Take Care. Gli incontri di lavoro, gli accordi da far firmare, le scommesse sportive, i clienti da convincere sono oggetto di discussione nello spogliatoio, prima di una partita di rugby. Si delinea fin dall’inizio una tensione tra i due, il primo (Andrea Panichi) troppo sicuro di sé e del suo modo di lavorare, l’altro (Camillo Marcello Ciorciaro), nonostante il suo ruolo di minore responsabilità, sembra il vero organizzatore, preciso e puntuale. Il giovane imprenditore chiede al suo autista di fare uno streap tease per la figlia di un potenziale acquirente, in quel momento, in cui la relazione tra i due potrebbe cambiare, mettendo fine alla “sottomissione” dello “sfruttato”, il ragazzo accetta e scende a compromessi perché, si scopre, dalla sua fedeltà ne ha sempre tratto vantaggio.

Labirinti, il secondo corto della serata, di e con Daniel De Rossi è un groviglio di perversioni e di relazioni tra uomo e donna. Dalle prime battute si resta spiazzati, si cerca di capire quale rapporto lega il protagonista con la donna che è a telefono e con la ragazza che gli è seduta di fronte, interpretata da Jessica Zannella.  Il dialogo riproduce una situazione artificiale, un incubo che la giovane attrice, nei panni di una prostituta, deve recitare; dopo aver tentato di assecondare le regole imposte dall’uomo, la donna si ribella svelando l’artificiosità della loro relazione, rinfacciandogli le sue debolezze e il mancato desiderio di relazioni vere e reali.

Un conduttore e un’ospite sono i protagonisti di Un pomeriggio disgraziato, un corto comico e divertente, una parodia dei talk show che intasano i palinsesti televisivi, sempre a caccia di storie accattivanti ed esasperatamente «disgraziate». L’ospite del programma (Angelo Sateriale), però, ha una storia normale da raccontare, sulla quale il conduttore (Gerry Gherardi) per evitare la banalità del racconto, monta una serie di tragedie dai risvolti esilaranti.

 #Salvo Buonfine, della compagnia Planet Arts (Luca Di Capua, Valentina Perrella, Giancarlo Nicoletti, Chiara Oliviero, Alessandro Giova, Andrea Venditti), ha chiuso la prima serata del Festival. Il corto, già semifinalista al premio Dante Cappelletti, narra la vicenda di Salvo, ragazzo ventunenne diviso tra quello che gli altri pensano di lui e quello che ha scoperto di essere. Dall’incontro con Lorenzo scopre l’amore vero, diverso dalle infatuazioni adolescenziali per le ragazzine. Comincia un lento processo di accettazione, chiuso nei suoi tormenti e nel silenzio, Salvo preferisce non condividere questo percorso nemmeno con la sua migliore amica, che scoprirà la verità durante una festa, quando Salvo sarà violentato e ucciso da un branco omofobo.

 

Martedì 21

 

In scena due corti più un "regalo" fuori concorso di Max Caprara & Co

 

Sani da legare

un corto teatrale che mettendo a confronto due generazioni (padre vs figlie) critica "simpaticamente" pur senza mancare di causticità l'abuso di utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa da parte delle giovani generazioni.

 Tra piatti di pasta che si raffreddano, conversazioni sui social network con con sconosciuti in realtà conosciuti, incontri al buoi che finiscono male e rapporti di coppia in tempo reale ma vissuti allo smartphone la messa in scena sottolinea come la comunicazione "virtuale" non sia in realtà un atto comunicativo e ne mette in risalto gli aspetti più grotteschi dipingendo (purtroppo) una società contemporanea decadente e piena di manie come il selfie o razzle...e ci si chiede "Che il futuro apocalittico pieno di menomati mentali immaginato a inizio anni '80 da Corben non sia tanto lontano?!?"

 

La Collezione

 

Non saprei che dire sinceramente, c'è chi parla di sperimentazione ma se sperimentazione è utilizzare a sproposito le parole Vulva o Imene credo che molto probabilmente stiamo parlando di due cose ben diverse per quel che mi riguarda.

La storia si capisce pure ma dove vuole andare a parare?

 Una specie di bambina bambola in carne che si prostituisce, un'istitutrice filiforme e macabra dall'accento mitteleuropeo che la bacchetta e rimprovera e un bambino nel grembo che sta prendendo forma.

Forse dovremmo spostare l'attenzione dalle sperimentazioni del passato e porre lo sguardo sul momento culturale attuale e parlare con gli occhi e la bocche di oggi cercando anche di capire in questo momento di encefalogramma piatto culturale di cosa davvero vogliamo parlare rinnovando formule e linguaggi superati.

 

In ultimo Max Caprara, Veronica Milaneschi e Michele Bevilacqua ci hanno regalato un loro corto, Ultimo giorno di campeggio; che con molto sarcasmo, utilizzando l'immagine della zanzara, ha criticato l'intolleranza dei benpensati nei confronti di chi secondo loro è "diverso"

 

 

Giovedì 23

 

Ha aperto la serata “Ascolto vibrato” di Anna Pieramico.

 

Una performance di musica elettronica sperimentale con la tromba di Giulio Scocchia ad accompagnare il reading poetico della Pieramico. Sono pezzi da novanta i versi snocciolati dalla sua voce: “L’alba meridionale” di Pasolini, “Dinosauria” di Bukowski e “Il cielo” del premio Nobel Szymborska. La recitazione è profonda, come è profondo il doloroso e intenso suono di Scocchia. D’altra parte è lecito domandarsi se riesumare mostri del secolo scorso (vivissima consuetudine attuale), riproponendoli come voci in grado di rappresentare il contemporaneo, non sia un’operazione difettosa nei confronti delle esigenze del presente.

 

Il secondo corto, “Che ne dici di Venirmi a salvare?”

diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa (su testi di Guido Catalano), narra con una comicità agrodolce la parabola di una coppia. Scenografia minimalista (una sedia e un tavolo) e potere di evocare alla parola. Questi gli ingredienti di una storia che inizialmente pare arenarsi su cliché, ma che poi, con ritmo serrato, si rende sempre più apprezzabile e caustica, non cadendo mai nel tranello della retorica.

 

 

“Il triangolo no… non è mai stato così quadrato”

 di Riccardo Giacomini e Matteo Montaperto (anche interpreti assieme ad Alessia Francescangeli)  è una commedia che nutre molte risate per l’inesausta verve degli attori. La trama s’architetta su un tipico triangolo amoroso (marito, moglie, amante). I tre personaggi si ritrovano in un salotto faccia a faccia ad affrontare la situazione scottante. Ma ad un tratto i loro discorsi cominciano a fare cilecca e lo sgorgare di parole incomprensibili provoca cortocircuiti dialettici. Che succede? Chi manipola la loro volontà e i loro pensieri? È presto detto: l’autore, il drammaturgo. Ecco che i tre prendono coscienza di ciò, pur sapendo di restare alla mercé del loro demiurgo. Dunque metateatro, dal fortissimo sapore pirandelliano, per cui vale la considerazione di “Ascolto vibrato”.

 

 

L’ultimo corto, “Guglielmo Tell III”

 di Francesco d’Atema (con Maria Elena Lazzarotto, Simone Caporossi, Stella Caporale, Giorgio Galetto, Cristian Costanzo) rilegge con originalità la leggenda dell’eroe svizzero. Grazie alla mimica e alla corporeità attoriale (guidata da musiche dal vivo orientaleggianti) e grazie a una scenografia mutevole, che ora si presta a teatro d’ombre, ora a sfondo della storia, ora ad oggetto funzionale scenico, viene creata un’atmosfera quasi favolistica. Qui si muovono le figure del racconto che in maniera lieve (forse troppo) cercano di indagare le due declinazioni possibili del potere: autoritarismo e autorevolezza.

 

Sabato 25

 

8 cose che ti faranno pentire di vivere con una femmina

 è un corto divertente e pungente. Arianna Safonov sceglie di portare in scena le ossessioni, le nevrosi e i cambi repentini di umore tipici dell’universo femminile, senza scavare nella psicologia ma semplicemente registrandone i comportamenti più diffusi del vivere in coppia. Gli sketch sono talmente riusciti che oltre a suscitare le risate del pubblico hanno consenso da entrambi i sessi, coinvolti eternamente nel gioco delle parti. L’autrice aggiunge: «Ci sono due cose scomode da dire in merito a questa commedia: la prima è che inizialmente le cose che fanno pentire di vivere con una femmina erano 60, venute fuori spontaneamente, dai racconti di amici maschi di ogni età. La seconda è che esiste la stessa indagine fatta proprio sui maschi e anche le ragazze intervistate hanno individuato 60 punti che hanno fatto cambiare loro idea circa la convivenza con il cosiddetto "sesso forte". Perciò sono un'autrice imparziale.»

 

La compagnia de Le maTRIOske (Caterina Campo, Christian Gallucci, Fabiana Guendalina Mazza) nel corto Il segreto di Amelia, con la regia di Vincenzo Palladino, sceglie di affrontare un tema molto forte: la ricerca disperata di un equilibrio tra i canoni imposti dal mondo esterno e un tormento interiore, che nasce dalla sensazione d’inadeguatezza. Sul palco non c’è solo Amelia ma l’altra da sé che la tormenta quando si guarda in uno specchio. La scelta di sdoppiare il personaggio rende ancora più profondo il divario tra la percezione che Amelia ha di sé e quello che lei vorrebbe che gli altri percepissero. Amelia, che tenta di tenere sotto controllo la sua immagine, attraverso il riflesso di qualsiasi supporto, in realtà perde la sua sfida con il cibo, unico elemento di consolazione, che sembra riempire un vuoto, saziare la fame dell’anima, ma che poi la rigetta nella disperazione. Un corto coraggioso sia per la scelta di un tema così delicato e sia per le scelte stilistiche ed espressive.

 

Il corto è una parodia delle audizioni, delle brevi conversazioni tra un esaminatore, spietato e con poca attenzione, e un attore comico, pronto a cambiare identità ogni qual volta si sente dire: «Avanti un altro!». L’aspirante attore non riuscendo a presentarsi, stroncato prima ancora di esibirsi, improvvisa altri personaggi, dal fratello gemello alla bambina, al nonno della bambina al giocoliere. Un comico che senza battute suscita il riso del pubblico e un esaminatore dalla parlata incalzante che stupisce per la rapidità con cui sceglie gli attori. «Finirà per essere, come sempre più spesso accade nel mondo dello spettacolo, una lotta tra aguzzino e vittima. E la commedia sarà via via irresistibilmente esilarante eppure drammatica» spiega Fulvio Calderoni, autore del testo di Avanti un altro e interprete con Marco Funaro.

 

 

Domenica 26

 

Sono gli Unigeniti figli di Dio i vincitori del Festival dei corti al Teatro dell’Angelo

 

Si è conclusa questa sera la terza edizione del Festival dei corti al Teatro dell’Angelo, con la premiazione del corto vincitore: Unigeniti figli di Dio di Valerio Vestoso. Gli interpreti  Luca Carbone, Matteo Cecchi, Lorenzo Parrotto si sono cimentati anche nella regia dello spettacolo, decretandone il successo.

 

Il festival, organizzato da Massimiliano Caprara, in sei giorni ha ospitato 21 compagnie, con l’intenzione di mappare la situazione teatrale attuale, per dare visibilità alle nuove sensibilità artistiche e con complementare importanza il gusto e le esigenze del pubblico, chiamato a dare un giudizio critico alla fine di ogni serata. Gli spettatori hanno avuto la possibilità di dare una triplice valutazione sulla regia, sull’interpretazione e sul testo.

I tre corti finalisti, per la miglior regia Ahriman di Mimmo D’Angelo, miglior testo Unigeniti figli di Dio di Valerio Vestoso, migliori attori La collezione di Eleonora Gusmano, oggi si sono esibiti sul palcoscenico del Teatro dell’Angelo. Per la finale, alla giuria popolare si è aggiunta quella di settore, composta di esperti e critici teatrali.

È stata Cinzia Leone a decretare il vincitore, affermando: «Siamo tutti figli imperfetti di Dio, corrotti e corruttibili». Il premio è stato assegnato al corto Unigeniti figli di Dio per la capacità di trattare con leggerezza, secondo la definizione calviniana, intesa come operazione di sottrazione di peso alla struttura e al linguaggio, un tema forte come quello della ricerca dell’identità e per l’abilità dei dialoghi di focalizzarsi sui temi. La storia che oscilla tra parodia e surrealismo, ha come protagonisti tra ragazzi che credono di essere il Messia. In seguito alla morte della Madonna si presentano dal notaio per la lettura del testamento, unica vera preoccupazione degli Unigeniti figli di Dio.

 

Sul palco l’autore Valerio Vestoso, Luca Carbone, Matteo Cecchi, Lorenzo Parrotto e Alfredo Calicchio hanno ritirato la Palma dei corti teatrali.

 

 

redazione La Platea

4 maggio 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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