Lunedì, 25 Novembre 2024
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Labirinto, percorso nelle passioni viaggio al centro di un Inferno a metà

Recensione dello spettacolo Labirinto in scena al Teatro Lo Spazio dal 21 aprile al 3 maggio 2015

                                                                        " Life is so strange when you don't know

                                                                        How can you tell where yore' going to

                                                                        You can't be sure of any situation

                                                                        Something could change and then you won't know"

                                                                        

                                                                        (Destination Unknown, Missing Persons, 1982)

 

 

Si varca la soglia e nelle tenebre di uno spazio scenico divenuto labirinto si inizia materialmente e spiritualmente un viaggio tra meandri dell'inconscio collettivo dove, rischiarati dalla poca luce che gli è concessa e che eppure li mette in evidenza, degli strani personaggi ci additano con lo sguardo e le parole ed iniziano a narrarci la loro storia.

 

 Storie di anime dannate, di uomini e donne che nell'estremo atto di vivere le loro passioni non hanno poi in realtà vissuto se non nella loro testa la proprioa vita : una donna matura stuprata, un cantante mancato, un killer che non uccide, un uomo succube della moglie e della madre, uno grafomane che non è ancora diventato un grande scrittore, una casalinga frustrata e insoddisfatta, una giovane anoressica...

Senza una guida, se non se stesso, il pubblico inizia ad aggirarsi nell'intricato dedalo in cui si è ritrovato. Ogni spettatore inizia un viaggio personale, un po' dantesco, dove ognuno di noi diviene il depositario di una serie di vite non pienamente realizzate, dando la possibilità a ognuno di questi fuochi fatui di essere ricordato almeno una volta da almeno una persona.

Un universo a se, costellato di tanti piccoli monologhi che narrano più di quanto possa all'apparenza può sembrare, perché  se è vero che ogni protagonista ha vissuto a metà la proprio vita è anche, al contempo vero, che una volta dominate le proprie viscerali passioni conscie o inconscie che esse siano ogni individuo, uscito fuori dal meccanismo chiuso del rincorrere la propria coda, si è infine realizzato.

In ogni personaggio, in ogni situazione e in ogni storia che ci viene narrata ritroviamo spesso un aspetto di noi stessi e della nostra vita che rende questo spettacolo un vero e proprio specchio delle pulsioni e passioni umane...un percorso catartico sia per chi lo interpreta sia per chi ne fruisce e che alla fine di tutto fa sentire per certi aspetti trasformati e per altri anche  più vivi perché un po' più consapevoli di se stessi e (forse?) dei propri sbagli.

 

Fabio Montemurro

28 aprile 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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