Si è tenuto proprio ieri, 19 aprile, presso il Teatro Kopò, l’ultima messa in scena dello spettacolo “Suonatori Sognatori”, scritto, diretto, ma anche interpretato da Angelo Sateriale insieme ad Alessandro Gorgoni, Piero Grant e Daniele Napoleoni.
La storia è ambientata in un piccolo paese campano, dentro un garage, dove i quattro protagonisti, amici da una vita, si riuniscono per suonare e parlare dei loro sogni e delle proprie paure. Le loro prove vengono però interrotte da una serie di denunce dei vicini disturbati dalla loro musica. All’interno dell’opera troviamo temi come l’amicizia, l’amore, ma soprattutto la mancanza di opportunità e quindi di crescita. Cercano di consigliarsi l’un con l’altro, di farsi forza per poter affrontare al meglio le delusioni o per festeggiare le rare vittorie quotidiane.
Tra litigi e battute di spirito riusciamo a capire quanto sia difficile portare avanti le proprie passioni in un luogo pieno di pregiudizi, dove ogni minimo suono (che sia uno strumento musicale o anche l’innocente quanto innocua esclamazione Scopa! nell’omonimo gioco) è considerato un enorme rumore fastidioso. In particolare nei paesi, dove tutto scorre più lentamente rispetto alle grandi città, la vita dei giovani d’oggi risulta sempre più limitante.
L’idea di base di questa commedia però non riguarda solo le realtà popolari, ma si rivolge a questo mondo che frena l’immaginazione giovanile, rinchiudendola in una gabbia stretta e costipante, senza via d’uscita. Questa sensazione di prigionia spinge i quattro giovani a lottare in nome della musica e della libertà. La sfida però risulta più ostica del previsto, soprattutto perché a combattere sono rimasti solo in quattro, nessuno li aiuta e alla fine si ritrovano schiacciati dall’ottusità provinciale dei vicini.
La scena finale si può interpretare come una metafora della vita, una guerra continua contro le menti ristrette e chiuse che dilagano soprattutto nel nostro Paese. Diventa sempre più difficile rimanere a galla nel mare delle nostre passioni perché c’è sempre qualcuno pronto a tirarti giù, per farti omologare a questa moltitudine di individui tutti uguali, come se fossero preconfezionati.
La loro causa diventa la causa di tutti, sono proprio come i moschettieri che non si perdono d’animo e si buttano a capofitto nella mischia in nome di ciò che hanno di più prezioso: la libertà d’espressione. Nemmeno l’ennesima sconfitta serve a buttarli giù, perché è proprio questo il trucco, non bisogna mollare o darla vinta a chi non crede in noi. I giovani devono reagire, portare nuove idee e speranze, dobbiamo essere noi lo strumento per allargare le menti bigotte di questo Paese.
Queste tematiche, così profonde, vengono affrontate in “Suonatori Sognatori” con uno spirito allegro e scherzoso, pieno di scene esilaranti. Gli attori recitano con naturalezza e il tutto viene arricchito da una coloritura folcloristica data dall’uso del dialetto napoletano.
Veronica Mancino
20 aprile 2015