Recensione di Sonòriter | Armònikem | Melòdikes | Rìtmiken | Formàtikon in scena al Teatro Studio Uno dal 27 al 29 marzo 2015
Sonòriter | Armònikem | Melòdikes | Rìtmiken | Formàtikon
una recensione in flusso di coscienza per uno spettacolo che è un flusso di coscienza
Qualcosa che all'apparenza sembra non avere ne capo ne coda...
...un concertinspettacolo mi hanno detto a priori ma anche a posteriori, bel modo di definirsi però!!! Una performance dove vengono messi in gioco Suoni, Armonia, Melodia e Ritmo, qualcosa che cerca di unire in unica grande composizione luce immagini immaginazione e suoni... meglio del tecnicolor dolby surround insomma.
...verrebbe da citare James Senese in “No grazie, il caffè mi rende nervoso”.
non lo facciamo, anzi no lo metteremo in calce al testo... se la memoria non verrà meno... che citare Enrico Gullo mi sembra scontato quanto citarsi addosso in questo caso.
...un professore che sembra uscito da un campo delle Sturm Truppen di Bonvi, un Re (che non è nudo) ma indossa una maglia da Superman e... poi ho perso il filo... una specie di soldato... che non ricorda Sc'vèik alla prima guerra mondiale ma sembra alienato quanto lui... e la musica SI', tanta percussioni improbabili e inconsce, pianoforte a muro performativo, futurista incursione di soldatini che fan la guerra, bidoni della spazzatura, megafono e uova colorate che ritmano,che sembra siano tanto piaciute al pubblico in sala sembra...
... cinque pilastri, che delineano un ring, per uno scontro senza ne vincitori dove visioni e sensazioni prendono forma attraverso rumori accordi ossimori di luci ed ombre espressioni libere del corpo e mimica facciale... al di là di una faccia un po' così, ha delle belle labbra Leineri e dilata pure bene gli occhi!!!
... sul finire una lezione di musica partendo da illustri esempi per finire alla fisarmonica... che ha il suo perché.
Una perfomance dalle tante sfaccettature e sfumature dove la musica si sente, anche tanto, in forme insolite e spesso non convenzionali, ma proprio per questo ben venga.
Non è facile dire di preciso se un filo conduttore a livello narrativo c'è, però si può affermare che, seppur a un certo punto, nello spettacolo, si sente dire pressapoco “ma non era meglio se stasera me ne andavo a San Lorenzo con gli amici a bere una birra...” di andare a vedere lo spettacolo ne è valsa la pena.
Fabio Montemurro
03 aprile 2015