Recensione del St. Patrick Day: Musica d'Irlanda e dintorni al teatro Brancaccio il 17 marzo 2015
Una pioggia fine fine costringe a un cambio di programma, il live previsto all'esterno, come da programmazione, non era congeniale alla situazione atmosferica della serata che si accingeva a iniziare.
Prima che lo spettacolo cominci domando al pubblico cosa pensa o ama di Hevia, perché quindi sono al Brancaccio stasera. Molti in realtà rispondono che sono approdati all'evento non tanto per innata o latente passione al genere musicale ma attraverso il passaparola e sopratutto la curiosità per queasta bag pipe elettronica.
Si apre la porta che da sul foyer e sulle note delle melodie riportate in vita attraverso il tempo dalla City Of Rome Pipe Band il pubblico inizia a defluire all'interno per prendere posto.
La musica, che lì per lì sembra aggredirti con la sua timbrica diversamente particolare eppure remotamente conosciuta, impiega davvero poco a catturarti anima e corpo e a trasportarti altrove, un altrove piacevole che spiace davvero abbandonare sperando che il (sonoro) "Sogno (ad occhi aperti) di una notte di fine inverno" che si sta vivendo non finisca e si protragga; un po' come quando la mattina la sveglia ci sveglia ma comunque si continua ad esitare nel tepore del letto.
L'attesa cresce e arrivati alle 21 la City Of Rome Pipe Band cede il palco alle Green Clouds che fanno da apertura al concerto vero e proprio.
Che dire: carine, simpatiche e anche brave, i pezzi suonati (quasi tutti) interessanti e trascinanti... ma l'estetica post Mirroshades, non so, quella sì, un po' stonava con tutto il resto.
Molto interessante invece la ricerca fatta sul materiale musicale della tradizione celtica rivisitato in un chiave elettronica che anche se non sembra ha il suo fascino poichè concilia il moderno all'arcano.
Mezz'ora, forse anche un po' di più, che passa davvero in fretta... poi finalmente sul palco Hevia.
Ogni pezzo eseguito e preceduto da una sua presentazione che oscilla tra aneddoti della sua infanzia e aneddoti della cultura della sua terra: le Asturie. Si alterna a lungo tra flauti e Gaita, poi ad un certo punto, come dirà lui stesso presentandola al pubblico chiamandola affettuosamente e simpaticamente "elettrodomestico", la bag pipe elettronica. Ne spiega le dinamiche che conciliano tradizione a innovazione attraverso l'utilizzo del campionamente. Per spiegare le potenzialità dello strumento che ha tra le mani fa un bellissimo omaggio solistico al Nino Rota di Fellini, poi procede con alcuni pezzi estratti dai suoi lavori discografici. Si ritorna infine alla tradizione, poi tutto sembra finire, ma l'atmosfera creata dalle note (meno male) non svanisce.
Applausi a non finire e allora Hevia torna sul palco col suo esemble ed è un medley con Pipe Band of Rome e Green Clouds... di nuovo applausi a non finire, il pubblico chiede un Bis, Hevia non se lo fa chiedere due volte, ritorna nuovanavemente sul palco e gli applausi finali e il grande calore umano delle persone in sala (lo so da fonte certa in prima fila) lo commuovono.
Una serata particolare fatta di innovazione e sperimentazione ma anche di atmosfera e tradizione, un viaggio appunto tra Irlanda, Scozia e Astuerie.
Fabio Montemurro
20 marzo 2015