Non tutti lo sanno e chi ne sa qualcosa relega queste due antichissime forme di teatro alla sola visione dei bambini.
In realtà questo tipo di teatro nasce per gli adulti e ha rappresentato per secoli una forma di ingegnosa espressione artistica popolare e (non) dove le storie non vengono raccontate attraverso attori in carne ed ossa ed il palco è calcato da burattini, marionette, fantocci, pupazzi, oggetti, ombre e silhouette.
Tecniche che il cinema delle origini e il cinema sperimentale hanno adoperato e ancora oggi adoperano (lo so, la computer grafica sta omologando tutto) nel realizzare animazioni.
Dal 20 al 22 febbraio il Teatro furio camillo ci ha proposto una rassegna di tre spettacoli dove in sala gli adulti erano molti più dei bambini.
Il 20/02 è andato in scena Il viaggio - una storia senza età
Uno spettacolo pieno di poesia che narra le vicissitudini di un uomo,custode di un vecchio teatro,che una sera mentre riordina prima di tornare a casa viene attratto da un rumore misterioso e fuori dall'ordinario: proviene dall'interno di una scatola che rivela essere magica.
L'uomo vi salta dentro e la scatola prende a volare...la routinne di tutti i giorni e rotta ed inizia un viaggio fuori del comune che gli donerà un tesoro.
Una storia affascinante raccontata attraverso l'ausilio di I burattini, manipolati e costruiti artigianalmente da Andrea Trovato e Alessia Sorbello con i materiali più disparati: carta, legno, tessuto; e che prendono vita attraverso diverse tecniche dalla tradizionali “a guanto” fino al metodo “a vista” in cui burattini e attori interagiscono.
Uno spettacolo fruibile e godibile da tutti basato su un linguaggio universale fatto di respiri sguardi parole inventate, piccoli e grandi movimenti
E' seguito il 21/02 TOMATO SOAP - Teatronovela sulla violenza di genere in un’unica puntata
Fermandosi al titolo, Tomato Soap può dare l'impressione di uno spettacolo leggero ma in realtà fa nascere nello spettatore più di una considerazione sulla società e i rapporti che intercorrono tra uomo e donna,
La storia che viene narrata è quella di Gianni e Gilda dal primo casuale incontro in un locale, passando per l'innamoramento e giungendo alla costruzione di un rapporto di coppia che pian piano, col passare del tempo, rivela essere un castello di carte che non tarderà a sfracellarsi mettendoci davanti agli occhi una realtà purtroppo spiacevole dove un uomo e una donna pensavano di amarsi e invece tutto finisce nella violenza fatta con ciò di più delicato e romantico possa esistere.
La tecnica usata da Ariela Maggi e Giulio Canestrelli è quella delle marionnettes portés manipolate a vista.
I due autori e interpreti con simpatia si scambiano i ruoli (Giulio da vita a Gilda, Ariela a Gianni) oltrepassando a questo modo gli stereotipi e i pregiudizi.
La poetica dell'azione, tipica del pupazzo, rompe la quarta parete e amplificando le emozioni sfuma nel grottesco quella che in realtà è una vera e propria tragedia di tutti i giorni senza cadere nel melodrammatico.
Si è finito il 22/02 con Il Libro delle Ombre
Uno spettacolo dal gusto Espressionista che trae ispirazione dal romanzo di Adalbert von Camisso "Storia straordinaria di Peter Schlemihl".
Sul palco si apre il grande "Libro delle Ombre" e la narrazione procede tra teatro fatto di ombre e teatro fatto da attori in carne ed ossa che nel dipanarsi della trama interagiscono anche con le ombre.
Un giovane, con la passione per la scrittura e il sogno di diventare uno scrittore affermato,intraprende un viaggio per andare a proporre i suoi racconti all'editore Balthazaar, un individuo oscuro e misterioso.
Quest'ultimo lo riceve e in cambio di una borsa magica che produce soldi senza soldi gli chiede la sua ombra. Il giovane non ci pensa due volte ma ben presto si rende conto del grande sbaglio fatto...
Con la propria ombra il giovane protagonista perde la propria individualità, la sua personalità e quindi ciò che lo caratterizza e lo distingue dagli altri suoi simili.
Un bello spettacolo che a differenza del romanzo di von Camisso avrà un lieto fine davvero lieto ponendo l'accento sia sulla riflessione affrontata nella "Storia straordinaria di Peter Schlemihl" del sentirsi estraneo (o forse è più corretto "straniero") tra i propri simili sia ricordandoci che le scorciatoie troppo facili fanno perdere ben presto la strada maestra dei propri sogni.
Fabio Montemurro
1 marzo 2015