Lunedì, 25 Novembre 2024
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Siamo tutti in pericolo, le parole di fuoco di Pasolini al teatro Vascello

Recensione de Siamo tutti in pericolo. L'ultima intervista di Pier Paolo Pasolini, in scena al teatro Vascello dal 5 al 15 marzo 2015

Nel giorno della sua nascita il teatro Vascello, in collaborazione con Fahrenheit 451 Teatro, celebra il ricordo di Pier Paolo Pasolini a 40 anni dal suo assassinio.

Un ricordo, una rievocazione, che avviene attraverso le sue parole, quelle che lo rendono ancora vivo. Quelle parole che come fuoco incandescente, aprendosi sul palco fanno riflettere su di una realtà ancora attuale. Problematiche che Pasolini aveva evidenziato con unica caparbietà. Temi densi, duri, difficili da digerire che vengono però resi efficaci con poche, precise, vere e per questo amare per chi le ascolta, parole. 

Il regista, Daniele Salvo, riesce a trovare l’estrema sintesi del pensiero pasoliniano nelle Lettere Luterane, ovvero gli ultimi articoli che scrisse per ‘Il Mondo’ e ‘Il Corriere della Sera’ nel 1975 e dalla lettura di un documento estremo e profetico, l’ultima intervista rilasciata a Furio Colombo poche ore prima di essere ucciso. Con queste ultime parole Pasolini aveva lanciato un’allarme: siamo tutti in pericolo! Frase che ancora oggi è attuale, riflessioni che continuano a far pensare mentre intorno a noi poco cambia.

Sul palco viene ricostruita quella che poteva essere l’ipotetica abitazione ideale di Pasolini, quella che gli bastava per vivere della sua passione più grande, la scrittura, quella che meglio gli permetteva di esprimere ciò che aveva dentro. Un pavimento fatto di ritagli di quotidiani, una scrivania sulla quale battere a macchina, qualche panca, delle sedie, e un letto… un letto dove esprimere le sue pulsioni, non accettate dagli altri e prima causa di rottura con la società. Un letto sul quale l’idea della sua sessualità, rappresentata da Michele Costabile, irrompe vera e nuda, quasi dando fastidio alla platea tanta è la sua verità. Tanto dava fastidio in quel periodo, così tanto che il male banale, dalla nera camicia entra nei sogni di Pasolini facendoli diventare incubi: violentando la sua intimità con una mazzetta, provando a soffocare le sue parole, lasciandolo infine sudato e rannicchiato in posizione fetale, indebolito e insicuro.

Le parole e l’animo di Pasolini vengono ben interpretati da Gianluigi Fogacci. Mentre sullo sfondo vengono proiettate lettere, immagini, simboli di una cultura e di un’Italia in pericolo si chiude il cerchio con l’entrata in scena di Furio Colombo (Raffaele Latagliata), che direttamente dalla platea entra nell’abitazione/pensiero di Pasolini per stimolare quel dialogo fondamentale per l’uomo, miglior mezzo mediante il quale confrontarsi, crescere e migliorarsi.

Non si poteva render omaggio in maniera migliore a Pasolini se non interpretando quelle parole di fuoco che oggi rappresentano la più grande eredità che quest’uomo ci ha lasciato.

 

 

Enrico Ferdinandi 

6 marzo 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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