Domenica, 08 Settembre 2024
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La Tredicesima notte. La notte magica dei personaggi di Shakespeare

Recensione de La Tredicesima notte, in scena la teatro Sala Uno dal 17 al 22 febbraio

Luce soffusa, sparsi nell'aria pochi rami appesi a dei fili pressoché invisibili, che in penombra sembrano comporsi a formare un albero. Una sorta di barriera di filo spinato separa la scena da un al di là misterioso. Pochi secchi rovesciati, il tutto perimetrato da un arco scenico incantevole, la navata centrale della cripta. Cosa accadrà durante la tredicesima notte? Mi chiedo. Niente a che vedere con l'omonimo romanzo di Carlo Sgorlon: in questa occasione, è il Bardo immortale il riferimento dell'opera. Un rumore inaspettato, poi l'ingresso a poco a poco dei personaggi, sulle note di un pezzo blues: musiche originali di Sergio Ferrari, Andrea Mieli e Valentina Criscimanni, per la regia di Imogen Kusch.

L'inizio dello spettacolo è intenso, lo spazio sfruttato in toto, vedo comparire otto figure che si incontrano dopo aver percorso strade completamente diverse: fattezze, età, caratteri, spessori, classi sociali, momenti storici li separano. Sono soli, strappati alle loro radici, non sanno “che fare-dove andare-cosa pensare-se fidarsi”, sono dei rifugiati.

La compagnia, nata dalla fusione ad hoc di CTS Centro Spettacoli Teatrali e Klesidra, compie delle scelte. Contro ogni scuola di pensiero che rivendichi la sacralità del testo integro, taglia e cuce come un sarto le parole di Shakespeare e fa incontrare i controversi personaggi delle sue opere in un ring indefinito: per la prima volta hanno l'opportunità di interagire, elevati o abbassati a una condizione paritaria, su di una piattaforma magica in un'epoca storica del tutto nuova dove sono inestimabili e valgono niente allo stesso tempo. E cos'avranno da dirsi queste figure in un ipotetico scenario, chi sa, forse post-apocalittico? Espongono le loro considerazioni: rapporti uomo-donna, riflessioni sul senso della vita, affrontano temi Shakespeariani a noi cari ma rimescolati in una sorta di collage ìn cui si incrociano parole originariamente rivolte ad altri, per altre storie, in una curiosa combinazione. A volte, questi dialoghi sembrano sorprendentemente incontrarsi; in molte occasioni si percepisce la presenza di binari di comunicazione separati e un distacco netto, probabilmente voluto, dal prezioso motivo per cui sono stati scritti. I risvolti sono a tratti simpatici e bizzarri, oppure surreali, qualche volta incomprensibili. E registri diversi si intersecano durante questa sorta di “teatro-conferenza” che mette in gioco gli esiti di una sperimentazione quasi filosofica.

Essenziale e d'impatto la scenografia, accompagnata da giochi di luce semplici e ben gestiti, governati dagli stessi attori.

Un inconsueto lavoro di ricerca e riscoperta, che risente dell'assenza di una tensione reale e continua, che agganci lo spettatore per tutto il tempo della pièce.

     

Claudia Giglio

 

22 febbraio 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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