Lunedì, 25 Novembre 2024
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Donna non rieducabile Elena Arvigo incarna Anna Politkovskaja

Recensione di Donna non rieducabile in scena la teatro Brancaccino il 13 - 14 - 15 febbraio 2015

 

Un ripostiglio dimenticato dal mondo. Non si potrebbe trovare espressione più calzante per esprimere la realtà di una nazione come la Cecenia. Ad un mese di distanza da Evita y yo, storia di due argentine, in cui Sonia Marina Belforte ha portato in scena a Roma la storia di Evita Peron, un’altra interprete, Elena Arvigo, porta sul palco le vicende di una donna che con le sue azioni ha, e può ancora, condizionare il modo di pensare di intere popolazioni: Anna Politkovskaja.

 

Elena Arvigo si fa così interprete della giornalista russa che ha denunciato fino alla morte le crudeltà di un regime. Lo fa regalandoci una prospettiva unica e difficile da cogliere, quella dello sguardo, sensibile, di una giornalista che non si è piegata alla volontà altrui ma che ha preferito, nonostante tutto, raccontare la realtà dei fatti. In fondo questo dovrebbe esser il compito di ogni giornalista. Ma quanti di noi, incastrati nei meccanismi perfidi di società infette da corruzioni e vizi, lo ricordano veramente? 

Anna Politkovskaja è ricordata sopratutto per i suoi reportage dalla Cecenia e per le critiche rivolte nei confronti del presidente Vladimir Putin. Elena Arvigo compie un viaggio proprio nel periodo più difficile della carriera della Politkovskaja. Cecenia: non c’è acqua che esce dai rubinetti, le strade sono un carcere a cielo aperto, teste mozzate, dissanguate, appese come trofei e poi ricucite sui corpi, bombe che esplodono quando meno te lo aspetti. Scuole con dentro centinaia di bambini fatte esplodere per la “giusta causa”. La paura della morte che lentamente cede il posto ai crampi della fame, soldati che per dovere devono uccidere almeno cinque persone al giorno. Tutto questo accade in quel lembo di terra arido e selvaggio dimenticato dal mondo mentre in Russia, sulla tv nazionale, vengono trasmessi spot che inneggiano alla guerra contro i terroristi ceceni. Schierarsi da una parte o dall’altra? Nessuna delle due, semplicemente raccontare come stanno le cose. Questa la risposta di una Anna Politkovskaja che anno dopo anno diventa sempre più scomoda per il regime. Per la Russia ci sono due tipi di nemici, quelli con cui si può discutere e giungere a compromessi e quelli con i quali non si può trattare. Questi ultimi sono definiti non rieducabili.

Elena Arvigo, in poco meno di un’ora e mezzo ci fa ripercorrere le tappe fondamentali della carriera di Anna Politkovskaja, fino alla sua morte, quando, consapevole che la sua fine era vicina, viene uccisa a colpi di pistola nell’ascensore della sua abitazione. 

Sul palco solo una sedia e il telaio di una porta, simbolo dei confini geografici di una Cecenia terra di passaggio scomoda e utile solo per riempire qualche minuto di informazione giornalistica per la sezione esteri dei nostri telegiornali. Elena Arvigo interpreta al meglio questa storia. Lo fa in maniera fedele. Ogni capitolo, grazie al contributo di Stefano Massini e al gioco di luci e video mosso da Andrea Basti sembra un quadro. Un quadro che alla fine dello spettacolo, prima dell’applauso liberatorio, lascia la platea per qualche secondo attonita. Molti rimangono spiazzati dalla crudeltà di una realtà che fin troppo spesso è nostra solo per sentito dire, che arriva alle nostre orecchie di striscio. Per questo motivo è importante vedere spettacoli di questo tipo a teatro, sopratutto in una città come Roma. Spettacoli pensanti che meritano molto più spazio e attenzione. 

 

Enrico Ferdinandi

 

14 febbraio 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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