"Quando la lasciamo fare, la natura si tira fuori da sola pian piano dal disordine in cui è finita. È la nostra inquietudine, è la nostra impazienza che rovina tutto, e gli uomini muoiono tutti quanti per via dei farmaci e non per via delle malattie"
(Beraldo, ne "Il Malato immaginario", III,3, Molière, 1673)
Una stanza, tre fratelli: due vivi l'altro non si sa...i vivi aspettano che l'altro risorga chiedendo consigli ai Santi personificati in improbabili oggetti e che purtroppo rispondono alla cura di qualsiasi male sempre allo stesso modo: con un'unica terapia, la preghiera.
Son passati 10 anni da questo forzato isolamento tra attese, preghiere e prove generali di morte in un limbo esistenziale che ha più l'aspetto di un brutto sogno, con i suoi repentini stacchi e freddanti intermezzi.
Alla fine però l'anello si spezza ed uno dei due vivi muore davvero.
Ora il fatto curioso di questa messa in scena è che lo spettacolo vero e proprio inizia da questo preciso momento. Liberatosi della maschera grottesca "il sopravvissuto" coinvolge letteralmente il pubblico in sala: si prende il morto, lo si sveste e riveste adeguatamente, si va sotto un albero fuori dal teatro, si fa un minimo di raccoglimento, gli si da l'estremo saluto e in silenzio si torna in sala.
Ma il morto risorge irrompe in sala e sempre con il pubblico, che diviene accondiscendete vittima dei due attori i scena e inconsapevole parte attiva della piece, continua lo spettacolo con la cura surreale di improbabili malattie umane dei nostri malandati tempi moderni.
Uno spettacolo all'apparenza grottesco, che sa trattare con leggerezza e al contempo far riflettere su argomenti di un certo peso come la malattia, la guarigione, la morte e ci ricorda con velato sarcasmo quanto i veri mali che ci affliggono siano ben altri e come in realtà, se solo ci fosse la voglia, quanto sarebbe semplice liberarcene.
Alla fine di tutto resta però un dubbio: perché Operamolla?...una risposta c'è,però non starò certo qui a svelare l'essenza di uno spettacolo che vi consiglio vivamente di andare a vedere dato che sarà in scena fino al 1 marzo perché saranno proprio Luca Ruocco e Ivan Talarico nel finale a svelarvi le radici reali di questo divertente e pur assurdo ma significativo arcano.
Fabio Montemurro
18 febbraio 2015