Recensione di Poe Suite, in scena al teatro Sala Due il 30 - 31 gennaio e 1 febbraio 2015
"Percepisco i gabbiani,
Nascosti dai bastioni
Della torre che si erge nera nell'ombra,
Seguire il tempo scandito
dagli accordi sparsi
di un pianoforte notturno...
...e volare."
(Anonimo)
L'opera narrativa di E.A.Poe prende vita davanti ai nostri occhi con le sue storie al confine tra "mistero" e "perdita della ragione" sulla linea di demarcazione del più puro e macabro "terrore".
"I delitti della Rue Morgue" "Il gatto nero" "Eleonora"... percepiamo la presenza dei personaggi nell'ombra, ne sentiamo i pensieri e i dialoghi, ne viviamo gli stati d'animo torbidi e morbosi diventando col nostro ritmico respiro e la nostra presenza al di qua della scena osservatori obbiettivi dei fatti e quindi parte integrante della narrazione.
Infatti quando il sipario si chiude e le luci si riaccendono col ritorno alla coscienza sentiamo quel leggero brivido che corre lungo la schiena ogniqulavolta ci si spinge, indagando, nelle profondità più recondite dell'animo umano e si coglie nei recessi quel bagliore di mistero che pervade la realtà contingente che ci circonda.
Voce e musica intraprendono il cammino di paripasso senza mai scontrarsi o intralciarsi ma integrandosi l'una all'altra.
La voce narrante ricrea il background, evocando gli ambienti decadenti e tenebrosi, e tratteggia i personaggi, mettendone in luce attraverso pensieri e azioni, il loro essere ossessivi paranoici e al limite di una società già all'epoca piena di contraddizioni e paradossi.
La musica, che si muove tra jazz, impressionismo e musica d'ambiente, con i suoi accordi e le sue note sublima le emozioni e fa rivivere gli stati d'animo rendendo l'esperienza multisensoriale.
Lo stile narrativo di Poe torna nuovamente attuale in un epoca come la nostra dove dietro le apparenze si nascondono segreti e misteri inimmaginati... e la sua affermazione che "la metropoli d'oggi è la Jungla moderna" ribadisce in un epoca in cui si parla già da troppo tempo di megalopoli come poche cose siano cambiate nel corso degli ultimi due secoli a parte le belle facciate architettoniche o no che siano.
Fabio Montemurro
2 febbraio 2015
Dalla redazione anche l'opinione di... Fabio Patamia
Spettacolo davvero bello, interessante ed intenso; entrando in sala si è subito respirata un aria particolare.
La scenografia ai limiti dell'essenziale: uno sgabello, un pianoforte ed una lastra di vetro, alle spalle un semplicissimo sfondo nero. Proprio su questo sfondo i bravissimi Vittoria Faro e Raffaele Pallozzi sono riusciti a far visualizzare al pubblico le immagini, nitidissime, dei racconti messi in scena attraverso la musica e la narrazione.