recensione de Il Cubo in scena dal 27 gennaio al 1 febbraio al teatro Casa delle Culture
"Cominciò a mescolare il caffellatte col cucchiaino. Il liquido arrivava fino all'orlo, sollevato dall'azione violenta dell'utensile di alluminio. Il bicchiere era ordinario, il bar scadente, il cucchiaino opaco, consumato dall'uso. Si udiva il rumore del metallo contro il vetro. Tin, tin, tin, tin. E il caffelatte girava e rigirava con un gorgo nel mezzo. Un Maelstrom. Io ero seduto di fronte. Il bar era affollato. L'uomo continuava a girare e rigirare, immobile, sorridente, e mi guardava. Qualcosa mi si rivoltava dentro. Lo guardai in modo tale che si sentì in obbligo di giustificarsi:
- Lo zucchero non si è ancora sciolto.
Per dimostrarmelo dette dei colpetti al fondo del bicchiere. Subito riprese con rinnovata energia a mescolare metodicamente il beveraggio. Gira e rigira, senza fermarsi mai, e il rumore del cucchiaino sul bordo del vetro. Tan, tan, tan. Di seguito, di seguito, senza posa, eternamente. Gira, e rigira. Mi guardava sorridendo. Allora estrassi la pistola e sparai."
(Delitti Esemplari, 1957, Max Aub)
a Federica
Nell'oscurità del teatro, dall'inconscio emergono e prendono forma visioni al bivio tra sogno ed incubo che a loro tempo Alberto Savinio e Max Ernst impressionarono con i pennelli e la pittura ad olio sulla tela.
Una dissolvenza al nero sembra annunciare il ritorno alla realtà, invece inizia il racconto delle vicissitudini di una coppia che procede entrando ed uscendo della surrealtà subconscia, non per ritornare in fine a un piano reale tangibile ma per permanere in un limbo di mezzo dove il tempo si è cristallizzato e fabula ed intreccio hanno perso ogni ordine e connotazione.
La moltitudine di Es della donna e dell'uomo salgono alla luce delle tenebre notturne per poi soccombere e nuovamente cercare di emergere sullo sfondo di una città senza nome e di una casa e un locale notturno appena accennati ma dei quali percepiamo l'esistenza attraverso suoni, rumori, movimenti e dialoghi.
Il viaggio di ritorno da un locale notturno, l'arrivo a casa in un'aria latente di tensioni emotive e la veglia protratta fino alle prime luci dell'alba diventano il campo di battaglia dove si incontreranno confronteranno e scontreranno Ige e Marvi o meglio le proiezioni del loro ribollente magma intrapsichico... Ige, Marvi, Penelope, Astolfo, José (detto Malacara), Rubina Vuelva...
Tre storie che sono un'unica storia; la storia di un uomo ed una donna che si sono amati ma che ora non si sopportano più e che nella vitrea dimensione in bilico tra luce ed ombra in cui si ritrovano giungeranno al punto di non ritorno.
Ignare pedine di Eros e Thánatos che giocano da sempre il loro eterno gioco dei sessi?
Fabio Montemurro
3 febbraio 2015