Recensione di Natale in casa Cupiello, al teatro Argentina dal 3 dicembre al 1 gennaio. In scena in occasione del 30esimo anniversario della morte di Eduardo, produzione Teatro di Roma.
Natale in casa Cupiello come non lo avete mai visto. Questo è sicuro. Uno stravolgimento, quello messo in atto da Antonio Latella, che lascia il pubblico diviso fra scettici, contrari e favorevoli.
All’apertura del sipario l’unico protagonista è il testo. Gli attori danno le spalle al pubblico. Tutti tranne il protagonista Luca che per tutto lo spettacolo muove freneticamente la mano per scrivere nell’aria quanto viene detto impersonando così l’animo artistico di Eduardo. Al centro del palco un’immensa stella Cometa. Nessuna scenografia. Solo gli attori che, ad occhi chiusi, “recitano” (leggono) il loro copione e man mano che il loro personaggio entra in scena aprono gli occhi, non per prender vita, ma solo per far vedere di esser qualcosa in più di un mero megafono latelliano.
Qui sta il primo spunto di riflessione. Gli attori, lì immobili sul palco, stanno recitando o sono solo marionette nelle mani di un Latella Deus ex machina che li muove a suo piacimento?
Il pubblico rimane sconcertato, in buona parte fin dai primi minuti. L’incedere dello spettacolo è lento e macchinoso. Nella lettura del copione non viene tralasciato niente nemmeno i commenti e le didascalie. Viene così stravolto il modus operandi, verista e maniacale, di Eduardo De Filippo. Trovarci difronte a questa, opposta, rappresentazione ci fa pensare: siamo davanti a qualcosa di nuovo o di rovinato?
Proprio così, l’interrogativo è d’obbligo in quanto la risposta non è facile. La forza espressiva di Eduardo viene soffocata dalle scelte stilistiche di Latella che riesce a dare solo delle forti immagini simboliche. Concetta, moglie di Luca, che traina sul palco il carro, simbolo dei vizi e delle virtù della famiglia. La vera voce di Eduardo, che di tanto in tanto irrompe a ricordare l’importanza di fare il presepe. Gli attori che, tenendo stretti a loro un animale del presepe, tirano fuori dalle loro viscere il loro lato più selvaggio. Anche la morte di Luca viene rivoluzionata. Nudo nel fasciatoio diventa un Gesù bambino malato che vede scendere dal cielo un San Pietro, impersonato dal portiere del palazzo, Raffaele, pronto a cullarlo nei suoi ultimi respiri. Il figlio Nellino, finalmente lo accontenterà, il presepe gli piace infine, ma sarà lui a soffocare la voce del padre, uccidendo così la magia del Natale e la voce di Eduardo. Un atto che serve però per espiare i peccati di una famiglia che sembra aver perso del tutto la bussola.
Nell’interpretazione di Latella non c’è Napoli, non c’è Natale e nemmeno colore. Predominante è il grigio ed i tono cupi che ricordano quasi una messa in scena cinematografica di Tim Burton. A differenza del suo collega però il risultato non è dei migliori. Alla fine la Platea si ritrova davanti ad un’interpretazione afona di uno dei drammi più apprezzati dei nostri tempi. Latella soffoca nella sua tela Eduardo, il pubblico solo in parte plaude a questo lavoro, e quando in scena subentra il reale, che per il regista coincide con la fine dello spettacolo, qui impersonato da un asino ed un bue, in carne ed ossa che vanno a completare il presepe/natura morta, ecco che le contestazioni salgono: “Vergona, fate schifo, povero Eduardo!”.
Parole che ci fanno riflettere sul lavoro di Latella. Non sarebbe stato meglio adottare questo registro su un qualcosa di nuovo piuttosto che rovinare qualcosa di già esistente e perfetto? Con tutti i validi sceneggiatori senza lavoro sarebbe stata questa, sicuramente, una scelta che avrebbe procurato molti meno fischi e contestazioni. Parlando con la platea alla fine dello spettacolo ci accorgiamo che scegliere un titolo del genere vuol dire già catalizzare l’attenzione su quanto viene fatto. Latella avrebbe fatto parlare così tanto di sé, se non si fosse appoggiato su un gigante come Eduardo? Certo, il suo, da un singolare punto di vista, può apparire come il tentativo di dar risalto al genio creativo di Eduardo ma alla fine la somma è dispari, i dubbi rimangono e lo spettacolo non lascia nessun valore, positivo o negativo che sia, a chi esce dal teatro. Un grigio Natale a casa Cupiello che ci lascia solo tanta nostalgia per un De Filippo che se fosse stato presente si sarebbe sicuramente unito alle contestazioni.
Enrico Ferdinandi
14 dicembre 2014
Informazioni
Natale in casa Cupiello
di Eduardo De Filippo
Regia di Antonio Latella
con Francesco Manetti, Monica Piseddu, Lino Musella, Valentina Vacca, Francesco Villano, Michelangelo Dalisi, Leandro Amato, Giuseppe Lanino, Maurizio Rippa, Annibale Pavone, Emilio Vacca, Alessandra Borgia
Drammaturga del progetto Linda Dalisi
Scene Simone Mannino e Simona D’Amico
Costumi Fabio Sonnino
Musiche Franco Visioli
Luci Simone De Angelis
Assistenti alla regia Brunella Giolivo, Michele Mele
Assistente volontaria Irene Di Lelio