Recensione dello spettacolo "Sulla felicità" dal 9 al 14 dicembre al teatro Vascello
Di come una nonna che mangia una banana perdendo spesso il filo del discorso racconta al nipote del miracolo che gli ha fatto Padre Pio quando era ancora in vita...e di molto altro ancora.
[...] cambiano le prospettive al mondo
voli imprevedibili ed ascese velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale.
(Gli Uccelli, Franco Battiato, 1981)
Immaginate un bambino senza tanti particolari identificativi, una specie di fantascentifico camaleontico bambino che al cambiare dell'adulto davanti ai suoi occhi muta le sue sembianze nel bambino desiderato inconsciamente dall'adulto stesso: in senso non propriamente stretto la Felicità potrebbe essere questo.
Avete mai lette le Cronache Marziane di Ray Bradbury?
Non nascondo di aver preso a prestito questa similitudine da un suo racconto dei primi anni '50 (chiunque volesse leggerlo o rileggerlo per sapere o ricordare come finisce e afferrare a pieno la mia impalpabile allusione lo può trovare agevolmente nell'antologia romanzo summenzionata) per esprimere un concetto abbastanza complicato sul quale nel corso del tempo si sono consumate milioni di menti eminenti e non e sul quale non si è giunti ad oggi ad una conclusione definitiva.
Ci suggerisce una buona soluzione (o forse compromesso) lo spettacolo messo in scena al Teatro Vascello dagli 11 giovani promettenti allievi di Giorgio Rossi e Raffaella Giordano nonché Artisti Associati di Sosta Palmizi.
In chiave di teatrodanza ci pongono davanti agli occhi diverse situazioni,a volte giustamente critiche nei confronti della società contemporanea,dove dei personaggi più o meno reali e più o meno grotteschi esprimono più o meno caoticamente la loro opinione su questa emozione/sentimento/stato d'animo alla quele siamo da sempre tutti alla perpetua e continua ricerca poiché ogni volta che riusciamo ad afferrarla non facciamo in tempo a farla nostra che Lei è già svanita,dissolta nel nulla.
Una messinscena che alterna al divertimento la riflessione e che sa sapientemente dosare i momenti di narrazione e di tensione ma che (mia opinione strettamente personale) verso il finale tira un po' troppo per le lunghe stancando un po', anche perchè si è già soddisfatti del tutto.
In conclusione Sulla Felicità ci dice che non esiste una felicità in quanto tale ma che ogniuno di noi ha qualcosa che lo rende felice, solo che molti, rincorrendo la Felicità in quanto "idealizzata chimera", si definiscono "infelici" semplicemente perchè non hanno ancora preso un attimo fiato per capire cos'è per loro davvero la felicità.
Fabio Montemurro
15 dicembre 2014