Lunedì, 25 Novembre 2024
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Recensione de 'La Traviata': "Amami Alfred(d)o"

Una buona interpretazione della Traviata con ampi margini di miglioramento, al Teatro Salone Margherita

                                                                                                    "Ah della traviata sorridi al desìo

                                                                                                              a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio"

                                    (La Traviata, Violetta Valery, atto III scena IV)

 

Approdano a Roma, su questo finire del 2014, non una ma ben due messe in scena de "La Traviata", la celebratissima opera in 3 atti di Giuseppe Verdi tratto dall'altrettanto conosciutissimo romanzo di Alexandre Dumas figlio "La signora delle camelie".

Noi siamo andati a vedere la versione dei "Virtuosi dell'Opera di Roma" in scena al Teatro Salone Margherita e...

 ...c'è molto piaciuto l'apparato scenigrafico, la messinscena minimale più teatrale che operistica, c'è sembrata funzionalissima e ben congegnata per il palco, dove i "Virtuosi" hanno avuto modo di muoversi ed esprimersi a loro agio. Ottima anche l'acustica che qualche volta ha lasciato un po' a desiderare, ma a livello tecnico degli interpreti; ma su questo torneremo dopo.

I costumi di chiara ispirazione tcherniakoviana, non sono collocabili in un contesto storico preciso, poiché all'occhio fanno pensare a un range temporale tra fine 1700 e inizio 1900.

Una scelta estetica che dividerà sicuramente il pubblico come è accaduto già un anno fa alla Scala di Milano, ma a noi le provocazioni/innovazioni in parte piacciono .

L'orchestra impeccabile dal punto di vista esecutivo ci ha solo dato da pensare durante l'esecuzione di "Amami Alfredo" che è sembrata un po' più veloce rispetto all'effettivo, "spaesando" forse anche un po' il Soprano durante l'interpretazione.

A livello interpretativo abbiamo apprezzato moltissimo Violetta Valery (il Soprano) che con un timbro non proprio definibile e la sua voce molto "fina" ci ha regalato dei bellissimi acuti; corposi, ricchi, rotondi, ben impostati e risonanti.

Anche se non ci siamo ancora spiegati perché durante l'esecuzione di "Amami Alfredo" la sua espressività facciale che doveva  trasmetterci un grande struggimento in realtà  ha dato più l'impressione di un volto rasserenato.

C'è piaciuto molto anche il Barone Duphol (Baritono) con la sua voce bassa, piena, corposa e risonante che a nostro avviso ha giustamente dato filo da torcere all'altro Baritono, Giorgio Germont (il padre di Alfredo), che anche se un po' carente a livello vocale si è rivelato profondamente espressivo, cosa che il pubblico deve aver notato dato lo sfacelo di applausi a fine spettacolo.

Ci hanno un po' deluso Annina (Mezzosoprano) la cameriera di Violetta che nonostante avesse un buon timbro poi si è persa nella modulazione che ha reso il tutto abbastanza impastato e incomprensibile e poi  Alfredo Germont (Tenore) che dopo una buona partenza si è perso per strada sia a livello vocale,un po' troppo "svociato", sia a livello interpretativo, aveva un'espressività che ci ha comunicato molto gelo, mentre in realtà avrebbe dovuto la maggior parte delle volte trasmetterci calore e coinvolgimento emotivo sia alla persona che al susseguirsi delle vicende.

Comunque le serate No sul palco capitano a tutti e indubbiamente avrà modo di rifarsi, nessuno mette in dubbio la sua professionalità e validità come quella di tutto il gruppo dei "Virtuosi dell'Opera di Roma".

In ultima analisi il pubblico: un po' troppo ansioso di applaudire.

 

                                                                                                                       Fabio Montemurro

                                                                                                                       Valentina Gargano

21 novembre 2014

 

Foto di Fabio Montemurro

 

 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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