Lunedì, 25 Novembre 2024
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L'esperienza metalinguistica del Cyrano sulla Luna, al teatro Vascello di Roma

  LUx

                                                                                                                                               NAture

                                                                                                       (Cesare Della Riviera,Il Mondo magico de gli heroi,Milano,1605)

 

                                                                                                                          Natur die spricht : << Mir nach!>>

                                   (Anonimo della Scuola di Paracelso,Berglied o Canto della Montagna,fine XIV inizio XV secolo)

Chi è davvero Cyrano?

Toglietevi dalla testa lo scontroso spadaccino nasuto dall'irresistibile vitalità, conosciuto per la sua abilità con la spada e con la lingua con la quale ama mettere in ridicolo i suoi nemici (sempre più numerosi grazie al suo carattere poco incline al compromesso e al suo disprezzo verso chi è prepotente e/o crede di essere un potente) e per l'amore impossibile per la cugina Rossana portato alla ribalta da Edmond Rostand.

Cyrano è anche questo, ma non solo.

Cyrano è una pietra preziosa dalle infinite sfaccettature, uno di quei gioielli tagliati con grande maestria dal Tempo che ha finito per celare nel suo infinito lavoro di rifinitura la purezza della materia grezza originaria.

Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac nasce a Parigi nel 1619, figlio di un avvocato del Parlamento degno rappresentante della piccola nobiltà francese.

Da adolescente si appassiona a More, Campanella a Luciano da Samosata e all'idea di civiltà simili alla nostra su pianeti simili alla Terra ma dopo un paio d'anni trascorsi da bohémien, a 20 anni, conseguito il diploma in materie umanistiche, forse volontario o chissà cadetto lo ritroviamo nella Compagnia delle Guardie di Carbon de Casteljaloux.

A questo punto le notizie sulle sue prodezze militari si fanno incerte, di certo c'è solo che sarà ferito gravemente a Mouzon ma dopo neanche un anno lo ritroviamo nell'assedio di Arras punto cruciale della sua vita poiché disgustato dal solo combattimento “esteriore” deciderà di riprendere gli studi filosofici e di impugnare come unica arma la penna.

Cyrano riprenderà tra le mani il trasognato progetto adolescenziale e lo concretizzerà decidendo a questo punto di andare sulla Luna... dopo un primo tentativo fallito con relativo atterraggio di fortuna in Canada al secondo ben congegnato tentativo (con un prototipo di razzo degno delle prime strip di Buck Rogers e Flash Gordon) ci riuscirà e vi troverà un mondo che pur essendo il rovescio della Terra ha comunque tante e più contraddizioni della Terra stessa.

Il resoconto di questo suo primo viaggio gli porterà non poche critiche, da chi leggerà tra le righe accuse, ai rappresentanti di precise classi sociali.

Ma Cyrano nonostante tutto non si arrende e intraprende un secondo viaggio, questa volta sul Sole.

La pubblicazione del resoconto farà sì che un attentato, per mano molto probabilmente Gesuita, gli farà perdere la vita il 28 luglio 1655.

C'è da dire che col senno di poi la commedia eroica di Rostand involontariamente non ha fatto altro che adombrare ulteriormente la figura del Cyrano filosofo alchimista poeta scrittore concentrando l'attenzione sul suo “ormai” famosissimo naso.

La critica letteraria invece, come già successo anche con “I viaggi di Gulliver” di Swift ed altre opere affini, ha ingabbiato la sua opera nella categoria “Viaggi fantastici” rendendogli un servizio non certo migliore di quello di Rostand, infatti viste da un punto di vista più obiettivo si tratta di vere e proprie opere dove a concetti filosofici e simbolismi alchemici si alternano vere e proprie critiche alla società a lui contemporanea (proprio in Francia nel 2004 viene istituito il Premio Cyrano un riconoscimento della fantascienza  che nella prima edizione è stato assegnato non a caso a Robert Sheckley).

Cyrano sulla luna si svolge all'interno di quattro dimensioni ben delineate e delimitate all'interno delle quali l'interprete guida il pubblico in un viaggio fatto di letterario e reale, visivo ed immaginato infrangendo e ridelimitando i confini a suo piacimento:

1) La dimensione reale ossia lo spazio teatrale all'interno del quale si svolge l'azione scenica.

2) La storia di Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac; ossia la storia del personaggio storico poco noto scrittore filosofo ermetista drammaturgo e soldato francese del 1600 autore degli "Stati e imperi della Luna" (seguito dopo un po' di tempo da "Stati e imperi del Sole" poi scomparso e successivamente ricomparso).

3) La storia di Cyrano de Bergerac personaggi letterario e tutto ciò che vi ruota intorno, ossia Edmond Rostand e la sera della prima messa in scena il 28 dicembra 1897 al Théâtre de la Porte-Sain-Martin di Parigi.

4) Il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes.

L'uso dell'illuminazione finalizzata a rendere le atmosfere degli stati d'animo ci è piaciuta sopratutto nel momento della dichiarazione a Rossana, le ombre nette della scena in contrasto ai toni arancioni e languidi di tutto il resto rendono a pieno la premonizione di sconfitta di Cyrano e l'illusa felicità di Rossana.

Il discorso metalinguistico attuato con l'entrata in scena di Don Chisciotte e Sancho Panza destabilizza sicuramente quella parte del pubblico che non afferra subito il nesso logico del gioco di paragoni.

La scenografia essenziale è composta da un punto centrale dove su una doppia panca di legno sono sparsi diversi volumi e due punti focali laterali, a sinistra spettatore un manichino con un posticcio naso prominente (Cyrano) e a destra uno sgabello con leggio; sullo sfondo uno schermo su cui verranno proiettate a seconda del momento della narrazione/viaggio lo Spazio esterno, la Luna che si muove intorno alla Terra, estratti dal  “Viaggio nella Luna” (Le voyage dans la Lune) di Georges Méliès del 1902, Don Quixote di Orson Welles (travagliatissimo lavoro del maestro le cui riprese sono andate avanti per più di 20 anni ed interrotte dalla morte dello stesso,montato postumo nel 1992 dal regista madrileno Jesús Franco suo operatore di macchina durante le prime riprese) e infine una scala di corda sospesa tra la Luna...e il pubblico.

 

Fabio Montemurro

26 marzo 2014

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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