Lunedì, 25 Novembre 2024
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La magia di Costellazioni al teatro Vascello di Roma

     "Ero rimasto così,fermo ai primi passi di tante vie,con 
                                                                                              lo spirito pieno di mondi,o di sassolini,che fa lo stesso."
                                                                                                 (Uno,nessuno e centomila,Luigi Pirandello,1926)

Posta Marianna sull'asse "y" e Orlando sull'asse "x" all'interno di uno spazio "z" ....

No, non è matematica ne fisica o forse un po' sì fisica quantistica e neanche fantascienza anche se per certi versi qualcosa di un certo tipo di fantascienza la ricorda il fatto è che potrebbe essere di più una partita a dadi, certo due dadi particolari dato che infinite combinazioni presuppongono un numero infinito di facce.

Costellazioni parte da un invisibile filo conduttore lineare, l'incontro di Marianna, che lavora all'Università nell'ambito della cosmologia quantistica e Orlando che nella vita invece fa l'apicoltore. Per l'epoca in cui viviamo potremmo dirci di trovarci davanti a due tipi particolari, ma anche se fosse non è questo che interessa all'autore. Infatti quello che viene messo in scena sono le infinite variabili di sviluppo ed evoluzione del loro incontro.

 Teoricamente è proprio Marianna a spiegare ad Orlando in uno delle possibili variazioni sul tema di un momento del loro incontro cosa accade parlando di multiverso, scelte,futuri possibili e dadi.

La scena sostanzialmente non esiste infatti nel non spazio scenico vengono messe in scena o più precisamente si susseguono in disordine e discontinuità apparente le possibili variabili e sviluppi dei momenti cruciali della relazione di Marianna e Orlando.

Nel multiverso in cui si muovono M ed  O (che è il nostro stesso multiverso) il passaggio dimensionale e veicolato da veri e propri black out di movimenti emozioni colori luci,come se la vita dei due protagonisti e tutto ciò che c'è o non c'è intorno venisse letteralmente abbandonata perchè l'autore dato uno sguardo al risvolto della storia in una dimensione già stanco o forse più per curiosità,l'abbandona per inserirsi in  un altra e vedere come andrebbe a finire se invece...

Lontanamente il gioco psicologico ci fa pensare a  Stanislaw Lem e al suo Solaris,discorso che ritorna anche dal punto di vista dell'illuminazione.

Un illuminazione disturbante che ricorda molto la fotografia di Vadim Jusov,un disegno luci giocato sugli ossimori visivo-emotivi,tonalità fredde nei momenti di distensione e tonalità calde nei momenti di tensione.

Gli accostamenti paradossali di possibilità nel contempo discordanti sono di primo impatto simpatiche e divertenti ma alla fine dello spettacolo si iniziano a mettere insieme i pezzi del mosaico e inevitabilmente ci si accorge di come ogni istante del nostro tempo è condizionato inevitabilmente dai più piccoli dettagli e dalle più intangibili sfumature : una parola invece che un altra,un passo in meno,una pausa in più,un luogo piùttosto che un altro,um messaggio non inviato,una vecchia conoscenza o una nuova conoscenza...tutte variabili indipendenti che condizionano senza sosta la nostra esistenza ponendo un serio punto di osservazione su quale peso ha davvero il "caso" e quanto poco sia il diciamo "libero arbitrio".

...e alla fine nelle infinite notti degli infiniti cieli delle infinite dimensioni del multiverso sono infinite le lune ed infinite le costellazioni.

 

 

Fabio Montemurro

2 aprile 2014

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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