« Ah della traviata sorridi al desìo
a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio »
(Violetta, atto III scena IV)
La cornice di una Parigi libertina e mondana di metà ottocento, l’atmosfera frizzante e delicata al contempo, di armonie e note immortali che furon di Verdi, i gorgheggi melodici e i virtuosismi canori dei tenori, dei soprani e dei baritoni che in tre atti accompagnano soavemente il pubblico, rapito dall’incedere delle scale melodiche e dall’eleganza sopraffina dell’interpretazione; il resto è la storia dell’opera, della lirica, del teatro, della musica classica e dello spettacolo: un melodramma, dapprima letterario, fattosi arte sublime e che dal 1853 viene rappresentato ininterrottamente sui più importanti palcoscenici mondiali.
Tutto questo è La Traviata; e basta solo il titolo a far aleggiare nelle nostre menti passaggi memorabili quali l'invocazione di Violetta Amami, Alfredo, il famoso brindisi Libiamo ne' lieti calici, la cabaletta Sempre libera degg'io, il concertato finale del secondo atto, l'aria Addio, del passato e il duetto Parigi, o cara, tanto da rendere spasmodica l’attesa prima che il sipario si alzi.
L’opera, tratta dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio), La signora delle camelie e rappresentata per la prima volta in assoluto presso il Teatro La Fenice di Venezia, rivive in questi giorni, e con spettacoli alterni fino ad agosto inoltrato, nel raffinato contesto del Teatro Salone Margherita, a Roma, portata in scena dall’orchestra ed il coro de “I Virtuosi dell’opera di Roma”, interpreti magistrali e perfetti del dramma amoroso di Violetta e Alfredo, i due infelici protagonisti della celeberrima opera verdiana.
Gli acuti freschi e spumeggianti del soprano Carmela Maffongelli – straordinaria interprete di una Violetta Valery da strappare applausi - , le estensioni vocaliche calde, ricche e piene del tenore lirico Adriano Gentili – nei panni di un tormentato Alfredo Germont - , la gravità austera tutta rinchiusa nelle note profonde e amplificate del baritono Giancarlo Pera – a indossar le vesti di Giorgio Germont, padre di Alfredo -, il tutto contornato dal coro armonioso di bassi, mezzosoprani e tenori e accompagnato dalla leggiadra orchestra di archi, ottoni, legni e percussioni diretta in maniera eccellente dal maestro Adriano Melchiorre, direttore tra i più affermati a livello internazionale, regalano emozioni e veri brividi sia a coloro i quali assistono ammirati e stupiti per la prima volta ad uno spettacolo di opera – godendo, così, appieno il gusto inimitabile dell’arte lirica – sia agli appassionati e agli assidui frequentatori e conoscitori, i quali non lesinano numerosi applausi per una performance degna dell’originale capolavoro di Verdi, reso celebre, tra gli altri, dalla Callas prima e da Pavarotti poi.
Il Teatro Salone Margherita, da sempre uno dei fulcri della cultura della Capitale, si fregia, ancora una volta della presenza di artisti di prim’ordine quali, appunto, “I Virtuosi dell’opera di Roma” nati nel 1999 su iniziativa dell'Associazione culturale Musica&Musica e da sempre distintisi quale primo esempio di istituzione concertistica interamente privata e sovvenzionata unicamente con fondi non pubblici che ripropongono il meglio della tradizione lirica italiana offrendo a migliaia di spettatori, ogni anno, la possibilità di entrare in contatto con l'opera lirica e con l'affascinante cultura che la caratterizza e che la rende ambasciatrice dell'italianità in tutto il mondo.
Federico Cirillo
15 aprile 2014