Recensione di Teresa santa, puttana e sposa capitolo 5 in scena al Teatro Studio Uno dal 14 al 17 giugno 2018
E la fine arrivò anche per Teresa a coronamento di un anno di sforzi registici, logistici e recitativi che hanno fatto ancor più grande il Teatro Studio Uno e regalato a chi ha seguito l’intera vicenda una sfilza di personaggi, invenzioni e situazioni assolutamente indimenticabili.
In questo ultimo capitolo - intitolato Lo sciopero del canestro e andato in scena il 14 e il 15 giugno - Teresa si trova costretta a fronteggiare l’ennesimo prepotente di turno: stavolta si tratta di forze dell’ordine corrotte, che vogliono relegare tutte le prostitute di Bàia, piccola località marittima che si affaccia sul Mediterraneo, in abitazioni sordide di una squallida zona desolata.
Teresa, che ha ripreso a fare il suo vecchio mestiere, lotterà con tutte le forze di cui è capace per dar voce e dignità a coloro che vengono considerate come la feccia dell’umanità. Se il loro servizio è antico quanto il mondo, dunque è fondamentale: l’unica arma che a esse rimane, quindi, è scioperare “sbarrando il canestro”. A nulla varranno i ricatti e le violenze, i loschi traffici di droga e la paura: Teresa, che pure avrebbe potuto vivere tranquillamente al fianco di Ulderico se solo non sperasse ancora nel ritorno del mai dimenticato Gennaro Corolla, sfiderà il sistema, non arretrerà di un millimetro, sopporterà percosse e reclusione. La sua sfortunata eppure pienissima esistenza le ha fatto guadagnare una temerarietà senza pari a cui va aggiunta una serie di santi, capitanata dalla Madonna, che ne osserva a distanza il destino ed è pronta a intervenire quando la situazione si fa più disperata. Ma tutto questo Teresa non può saperlo e mette quel poco che possiede al servizio di qualunque causa ritenga giusta. Alla fine verrà ricompensata con una invidiabile proposta di matrimonio: ma forse non è così che deve concludersi la sua storia.
Lo sciopero del canestro è senz’altro il più lineare eppure esagerato episodio dell’intera saga Teresa santa, puttana e sposa: ma se la trama di fondo non brilla per originalità e colpi di scena - come spesso capita quando ci si avvia verso il gran finale e si preferisce citare i punti salienti e snodare i fili più ingarbugliati delle puntate precedenti – è incredibile il numero di momenti irresistibili ideati da Marco Bilanzone, dirette da Lorenzo Montanini e interpretate da un cast che definire eroico è poco: Riccardo Marotta è portato allo stremo interpretando il travestito, il sindaco, il faccendiere fino a incarnare uno strepitoso Sant’Onofrio nudo, muto e munito di doppia barba. E parlando di santi, come non convertirsi immediatamente al San Giuda di Alessandro Di Somma o alla spassosissima Santa Amalberga di Temse di Flavia Germana de Lipsis? Il tutto benedetto dalle perle di saggezza dialettale della Madonna di Jessica Granato, in un crescendo mistico di geniale kitsch che regalerà a Teresa il meritato riposo dopo tutta questa guerra.
Non contenti, dopo il debutto e la replica, - Nadia Rahman-Caretto, Flavia Germana De Lipsis, Alessandro Di Somma, Mattia Giordano, Jessica Granato, Marco Usai, Riccardo Marotta, Giuseppe Mortelliti, Eleonora Turco - si sono ritrovati nei giorni 16 e 17 giugno per dare vita al tanto atteso spettacolo lungo un giorno: dalle 12:00 fino a tarda notte l’opera completa è stata proposta a un pubblico di affezionati spettatori o recenti appassionati. E assistere all’ultimissima replica dell’episodio conclusivo è stato per me un onore: ho potuto ammirare gli occhi esausti eppure brillanti di tutti coloro che sono stati coinvolti nella realizzazione di questo gran bell’esperimento di teatro, percepire un entusiasmo in chi recitava contro cui non c’era fatica del corpo che tenesse, giungere da fruitore al traguardo con loro e gioirne. Sperando il nome di Teresa Batista venga, prima o poi, pronunciato nuovamente in scena.
Cristian Pandolfino
25 giugno 2018